REDAZIONE MILANO

"No a processi sommari dopo il caso De Maria"

"Non può essere una singola vicenda, per quanto incomprensibile e tragica, a mettere in discussione un sistema che rappresenta...

La presidente Valentina Alberta

La presidente Valentina Alberta

"Non può essere una singola vicenda, per quanto incomprensibile e tragica, a mettere in discussione un sistema che rappresenta l’unica valida alternativa rispetto alla reclusione inumana e senza speranza, foriera di disperazione all’interno delle carceri e premessa certa di recidiva quando la detenzione cessa". Lo scrive la Camera penale in un documento sul caso di Emanuele De Maria, il detenuto per femminicidio ammesso al lavoro esterno che ha ucciso una collega dell’hotel Berna e ha tentato di ammazzare un altro dipendente, prima di togliersi la vita gettandosi dal Duomo.

I penalisti milanesi fanno riferimento anche alle indagini della Procura che sta verificando sottovalutazioni o mancate segnalazioni nel percorso del detenuto. "Nelle prossime settimane, si legge, promuoveremo un confronto tra i diversi operatori che, istituzionalmente e professionalmente, svolgono il compito di coniugare la finalità rieducativa della pena con le esigenze di protezione sociale, in un contesto difficile e reso sempre più complesso dal sovraffollamento carcerario e dalla scarsità di risorse". Fin da ora, però, "vogliamo ricordare che le norme dell’Ordinamento Penitenziario, volte a garantire la rieducazione e il reinserimento delle persone detenute, non solo rispondono ai principi costituzionali, ma hanno dimostrato, numeri alla mano, la loro efficacia nel ridurre il rischio di recidiva e nel garantire il recupero di migliaia di persone condannate".

No, dunque, concludono il comunicato i penalisti milanesi, ai "processi sommari, con cui si ricercano responsabilità per fatti che si dimostrano imprevedibili".

An.Gi.