
Una maxi piantagione di marijuana in una baracca disabitata del campo nomadi di via Vaiano Valle. Un custode albanese che si occupava della serra artigianale. E un’indagine che ora dovrà accertare chi ci sia dietro e se, come pare probabile, gli storici abitanti dell’insediamento in zona Vigentino abbiano "dato in prestito" quell’abitazione vuota per allestirci la piantagione indoor. Per adesso, possiamo dire che all’alba di lunedì gli agenti della Narcotici della Squadra mobile, coordinati dal dirigente Marco Calì e dal funzionario Domenico Balsamo, e i vigili del Nucleo problemi del territorio di piazza Beccaria hanno fatto irruzione a Vaiano Valle per perquisire la baracca, su mandato del pm Mauro Clerici: all’interno ci hanno trovato un albanese di 39 anni, in Italia da gennaio, e una serra con 180 piante pronte per l’essiccazione (più altre 500 già nei vasi per la successiva coltivazione) e relativi impianti di aerazione, idrici ed elettrici. L’uomo è stato arrestato e processato per direttissima ieri mattina.
L’indagine-lampo è frutto della collaborazione tra ghisa e poliziotti: i primi, nei mesi scorsi, avevano verificato durante un controllo che quella baracca era l’unica disabitata, seppur protetta da una porta chiusa a chiave e da finestre sbarrate da assi di legno; i secondi hanno avuto nei giorni scorsi un’informazione che segnalava la presenza di una piantagione a Vaiano Valle. Un ritrovamento insolito, se così possiamo definirlo, visto che l’insediamento, abitato dai discendenti della famiglia bosniaca Selimovic, non era mai salito agli onori delle cronache per questioni di droga, bensì per i traffici di auto rubate o intestate a prestanome. E il fatto che l’albanese non abbia nessun legame col posto lascia pensare che ci sia qualcun altro dietro quella montagna di marijuana. Nicola Palma