Il viaggio di Armando Briganti, da Norimberga a Villa Arconati per riabbracciare un’ultima volta la sua famiglia

Costretto a letto da una malattia, l’84enne è giunto dalla Germania a Bollate, dove risiedono fratelli e nipoti, grazie all’interventro di Korian

Lo foto ricordo della famiglia Briganti a Villa Arconati

Lo foto ricordo della famiglia Briganti a Villa Arconati

Bollate (Milano) - Dalla Germania a Villa Arconati di Bollate, alle porte di Milano, per realizzare il sogno di vedere i suoi fratelli.

E' la storia a lieto fine che ha come protagonista Armando Briganti, 84 anni, che vive a Norimberga. Da 28 anni, a causa di una malattia che lo costringe a letto in una struttura per persone anziane, non vedeva i suoi fratelli che vivono in Italia. Ma Armando prima di morire, voleva realizzare un ultimo desiderio, incontrare ancora una volta tutti insieme i suoi fratelli e i suoi nipoti a Milano. E così grazie ai volontari Renate e Robert e al personale sanitario del Pulmino dei desideri dell'Asb di Norimberga, Armando ha potuto fare un emozionante viaggio durato due giorni, attraverso Austria e Svizzera, fino ad arrivare a Milano, nella Residenza Korian Rsa Ippocrate per anziani. E qui ha potuto riabbracciare la sua famiglia.

Ma prima di tornare a Norimberga ha chiesto di immortale l'incontro e ha scelto Villa Arconati per un servizio fotografico con Jordan Cozzi, fotografo bollatese, molto sensibile al tema della memoria. L'iniziativa è stata promossa dall’azienda internazionale Korian insieme a Korian Italia che si è occupata dell'organizzazione del viaggio. E come accade spesso dietro alla realizzazione dei sogni ci sono anche degli angeli, in questo caso sono stati Andrea Bänker, direttrice del progetto Pulmino dei desideri dell'Asb, i due volontari Renate e Robert, impegnati a realizzare desideri di pazienti terminali e Martina, l'assistente sanitaria.

"Noi siamo stati onorati di far parte di questo sogno e abbiamo acconsentito più che volentieri ad ospitare Peter e la sua famiglia a Villa Arconati", commenta la Fondazione Augusto Rancilio.

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