Morti sul lavoro, il sindacalista: “Ci sono più nonni sui ponteggi che ai giardinetti”

L’allarme del sindacalista Vizza (Uil): irregolarità e problemi contributivi. Le norme sulle pensioni andrebbero riviste

A Milano nel 2023 si sono registrate 14 morti bianche

A Milano nel 2023 si sono registrate 14 morti bianche

“Ormai girando per i cantieri troviamo più nonni a lavorare sui ponteggi che ai giardini pubblici: facendo un discorso generale, al di là dell’infortunio di Noverasco sul quale sono in corso le indagini della Procura, trovo intollerabile che lavori ad alto rischio vengano fatti svolgere a persone che per la loro età dovrebbero essere in pensione. Sono le prime vittime di un sistema che non funziona". Enrico Vizza, segretario generale della Uil Milano e Lombardia, ha un’esperienza di prima mano nel mondo dei cantieri per aver iniziato a lavorare a 14 anni come garzone in provincia di Varese. Le prime esperienze sindacali nel 1992, in un settore attraversato da enormi cambiamenti e con problemi di sicurezza che nel 2023 restano immutati, mentre mese dopo mese si aggiorna il tragico bilancio dei morti.

Gli infortuni, in alcuni casi mortali, continuano a colpire anche persone che avrebbero l’età per andare in pensione. Come legge il fenomeno?

"Si sommano una serie di fattori. Ci sono ad esempio persone che, pur avendo un’età avanzata, non hanno ancora raggiunto la pensione per aver accumulato “buchi“ contributivi nel corso della vita professionale. Altre che hanno una pensione talmente bassa che li spinge ad arrotondare con lavori in nero, magari anche per aiutare figli che non hanno un impiego, in imprese che in questo periodo hanno bisogno di manodopera. Un discorso a parte va fatto per i titolari di aziende, che possono legittimamente continuare a lavorare fino a quando vogliono. Il problema è che i riflessi di un “anziano“ non sono gli stessi di un giovane, e l’esperienza non basta per compensare".

Come intervenire?

"Noi continuiamo a ripetere che i lavori non sono tutti uguali: dovrebbe esserci un accesso privilegiato alla pensione per chi svolge mansioni ad alto rischio, come quelle in altezza. Da parte del Governo, su questo tema, non c’è stata alcuna apertura. Anche sul fronte della sicurezza non sono stati fatti passi avanti. A livello locale, però, ci sono iniziative che potrebbero essere attuate per fermare la strage".

Quali?

"La Regione potrebbe finanziare e promuovere formazione aggiuntiva, con la collaborazione degli enti bilaterali, magari offrendo alle aziende virtuose una premialità negli appalti. Il modello che proponiamo è quello della formazione on the job, sul luogo di lavoro. L’esempio positivo, da tenere presente anche sul Pnrr, è Expo 2015, un grande evento realizzato senza morti sul lavoro. Servono più controlli, sanzioni severe per chi non rispetta le regole e un cambio della cultura. Vanno bene i protocolli, ma bisogna attuarli. Altrimenti continueremo a piangere morti sul lavoro. Poi c’è il tema della manutenzione dei macchinari, in particolare quando vengono presi a noleggio, perché il cedimento di parti progettate per certi tipi di lavori a rischio non può essere la norma".

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