Pat, i familiari delle vittime chiedono aiuto al prefetto

La difesa dei vertici dell’istituto: "Troppo presto per riaprire le porte a tutti È stato attivato un servizio di chiamata proattiva per i parenti dei ricoverati"

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I parenti dei degenti ospiti al Pio Albergo Trivulzio (Pat) chiedono un incontro urgente al prefetto di Milano perché le visite sono ancora bloccate. "Non possiamo più attendere". E precisano: "Chiediamo al Prefetto che ci aiuti a porre fine a questo blocco immotivato dei colloqui", afferma Alessandro Azzoni, il portavoce del Comitato Verità e Giustizia per le vittime del Trivulzio. L’isolamento totale va avanti da tre mesi. "Perfino a Nembro, uno dei luoghi al centro del contagio Covid19, e in molte altre Rsa della nostra Regione e di tutto il Veneto, si sono trovate modalità di ricongiungimento nel rispetto delle norme di sicurezza e distanziamento". A dieci giorni dalla manifestazione davanti al Trivulzio, organizzata dopo il rifiuto della Direzione ad accogliere la richiesta del Comitato di organizzare visite protette, "non è ancora possibile aprire neanche una piccola finestra su quanto avviene dietro i cancelli. Questo, senza addurre motivazioni valide né dal punto di vista tecnico, né dal punto di vista sanitario e, oltretutto, in un momento in cui le grandi Rsa denunciano una caduta della domanda di nuovi clienti". Il comitato ritiene che "al Pat si voglia nascondere una situazione ancora grave e fuori controllo".

Intanto proprio ieri dal Pio Albergo Trivulzio sono arrivate le prime risposte, anche se non sono quelle che vorrebbero sentirsi dare i parenti.

I vertici del Pat spiegano che è stato "avviato il progetto di chiamata proattiva per i parenti degli ospiti ricoverati e i familiari degli ospiti dei nuclei rsa saranno contattati dai fisioterapisti incaricati assegnati alle sezioni, circa due volte alla settimana, per fornire informazioni riguardanti la cura di base (alimentazione, igiene, mobilizzazione) e per raccogliere nel contempo le eventuali richieste del familiare care-giver (video chiamate, chiamate normali, colloqui con i medici o caposala ed eventuali altre necessita)". Il bollettino interno è stato reso pubblico nel fine settimana, dal Pio Albergo Trivulzio, l’istituto per la terza età finito al centro di dell’inchiesta della procura milanese sulla gestione dell’emergenza coronavirus nelle case di cura. Nello stesso documento si ribadisce, come già in numerosi bollettini precedenti, che "anche alla luce dei possibili scenari descritti dalla task force dedicata all’emergenza di Regione Lombardia, non si ritiene opportuna ad oggi la riapertura ai familiari. Quanto emergerà durante le prossime settimane nel contesto cittadino si ritiene debba essere attentamente valutato anche da un Tavolo Tecnico da costituire con la partecipazione del Comitato Parenti".

An.Gi.

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