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Pasqua, il cardinale Scola: “Assumere l'impegno di nuove forme di cittadinanza e dare contenuto alla pace"

L'arcivescovo di Milano, durante l'omelia, ha ricordato il martirio di tanti cristiani che stanno avvenendo in molte parti del mondo. sabatos era, è stata celebrata la Solenne Veglia Pasquale di Risurrezione, il momento più importante di tutto l’anno liturgico

L'arcivescovo di Milano Angelo Scola

Milano, 5 aprile 2015 - E' Pasqua. Questa mattina, domenica 5 aprile, il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha celebrato la Solenne Messa in Duomo. Cominciando la sua omelia  il cardinale ha ripreso le parole del Vangelo di Giovanni: "Perché piangi? Chi cerchi?: queste stesse domande Gesù eucaristico dirige oggi a ciascuno di noi. Le lacrime, visibili o nascoste, dicono il dolore di una mancanza – e chi di noi non ne ha? –, ma anche l’inesprimibile gioia di una presenza donata, penso alla nascita di un bambino . Questo “mostrarsi vivo” del Signore, agli apostoli e ai numerosissimi discepoli della prima ora si è rinnovato nel corso dei secoli e continua oggi attraverso la fede sacramentale della sua Chiesa. Una catena ininterrotta di testimoni che, come la Maddalena quel primo giorno dopo il sabato, continuano ad annunciare ai loro fratelli: “Ho visto il Signore! e ciò che le aveva detto”".

Il pensiero dell’Arcivescovo di Milano è poi andato al martirio di tanti cristiani che sta avvenendo in molte parti del mondo: "Come noi cristiani di Europa possiamo evitare di fare spazio all’imponente invito alla conversione che ci viene dalle impressionanti testimonianze, rimbalzate attraverso i media in tutto il mondo, di perdono offerto dai martiri cristiani ai loro assassini? La Pasqua di quest’anno rende particolarmente urgente per tutti i cittadini europei, di qualsiasi fede e mondovisione, l’assumere decisamentel’impegno di costruire nuove forme di cittadinanza civica. Troppo abbiamo indugiato, ci siamo lasciati paralizzare da dialettiche intellettualistiche, subendo la tentazione di restare spettatori super-informati ma praticamente indifferenti ai clamorosi mutamenti che travagliano gli scenari mondiali. Questo passaggio, cioè questa pasqua, domanda di dare contenuto realistico alla pace. Quella pace che, come costantemente ci ammonisce Papa Francesco, continua ad essere calpestata".

Ieri, sabato 4 aprile alle 21, in Duomo, l’Arcivescovo ha celebrato la Solenne Veglia Pasquale di Risurrezione, il momento più importante di tutto l’anno liturgico. Nella sua omelia il cardinale Scola ha mostrato che nel momento in cui "tempestose tenebre ci avvolgono e il mondo intero pare attraversato da forze annientatrici", "il negativo" non può essere l’"ultima parola" che è, invece, quel Cristo "morto e risorto per tutti" che dona vita nuova. "Quale salvezza mai? Tanto più in questo momento della nostra esistenza e della nostra storia in cui tempestose tenebre ci avvolgono. L’impenetrabile buio della tomba del Sabato Santo, il silenzio assoluto dell’Uomo della croce sbarrato dal masso nel sepolcro, sembrano accentuare l’angoscia per le guerre, il terrorismo, le stragi di innocenti, – ciascuno di noi non può che essere intimamente percosso dall’ultimo terribile episodio dell’Università in Kenia – per le calamità naturali, per i fenomeni endemici di emarginazione, di miseria e di dolore fisico e morale che ogni giorno ormai riempiono le nostre cronache". La risposta, suggerisce l’Arcivescovo, è solo la certezza della morte vinta per sempre dal Signore. Una speranza che è una precisa responsabilità per l’uomo e che domanda "a noi Europei un risveglio, un deciso passaggio, una vera e propria pasqua sulle orme della Pasqua di Gesù Cristo. Un’assunzione diretta di responsabilità per ciascun cristiano, per la Chiesa, per gli uomini delle religioni, per ogni cittadino, per chi guida le Istituzioni nazionali ed internazionali. La gioia della risurrezione ci impone di non lasciar soli quanti sono nella prova. Questa diretta responsabilità, soprattutto in Italia e in Europa non è più rinviabile». Una «decisione» da assumere «personalmente e comunitariamente perché – scandisce l’Arcivescovo – una cosa è certa: nel solco del Risorto dobbiamo donare noi stessi e la nostra vita per la verità, la bellezza, la bontà e la giustizia del vivere umano".

Durante la Veglia 8 catecumeni adulti hanno ricevuto il Battesimo, la Cresima e per la prima volta la Comunione: 4 sono originari dell’Albania, uno della Cina, uno della Bulgaria, uno del Togo, un italiano.