CHIARA ARCESI
Cronaca

Daniela Javarone, dalla nonna soprano ai City Angels: "Ho già vissuto tre vite"

Tra impegno e mondanità, la regina dei salotti meneghini si racconta: "Quanti successi con gli Amici della Lirica. E pensare che sono stonata". L’incontro con il marito: “Sentii una voce alle spalle, forse era il mio papà dall’alto, che mi disse: “Tu devi sposare questo ragazzo”. Ci innamorammo davvero, mio marito è stata la mia fortuna"

La regina dei salotti meneghini si racconta: dalla nonna soprano ai City Angels "Quanti successi con gli Amici della Lirica. E pensare che sono stonata".

La regina dei salotti meneghini si racconta: dalla nonna soprano ai City Angels "Quanti successi con gli Amici della Lirica. E pensare che sono stonata".

Milano – "No! Adesso ti rialzi e vai avanti a fare del bene perché ne hai le capacità ed è quello il tuo destino”. Una vera e forte chiamata interiore la sua, tanto da dedicare una vita intera all’impegno umanitario che anche la Repubblica Italiana le ha riconosciuto. È Daniela Girardi Javarone, la regina della società meneghina, che da quasi mezzo secolo si distingue per le innumerevoli occasioni in cui ha teso la mano a coloro che nella società hanno più bisogno. Un’innegabile vocazione e un’eleganza d’altri tempi nel destreggiarsi tra mondanità e cultura con un faro, sempre lì, a guidare la sua vita: l’aiuto del prossimo.

Ma chi è davvero Daniela Girardi Javarone? "È una persona che credo abbia vissuto già 3 o 4 vite, ho fatto talmente tanto nella mia vita… Quando guardo al passato mi chiedo: ”Com’è possibile che abbia fatto tutto ciò?” e mi sento così stanca fisicamente…". Non si direbbe! "Sì davvero, anche perché la mia attività è nata dopo la nascita del mio secondo figlio, a 32 anni".

Rimasta orfana di padre, la nonna materna, grande soprano, fu un punto di riferimento importante che le insegnò il culto della lirica. "Nonna Rosa cantava divinamente, pensi che all’epoca fu scelta per inaugurare il conservatorio Giuseppe Verdi. Grazie a lei entrai nel mondo meraviglioso della lirica. Anche la mamma mi portava molto spesso al Teatro alla Scala quando ero ragazzina. Non le piaceva andare da sola e così cominciò a portarmi a tutte le Prime stagionali…ho partecipato a quasi 60 Prime, lei era appassionata e io ho dei ricordi bellissimi".

Tramite le Prime alla Scala ha vissuto alcuni cambiamenti rappresentativi della città.

"Sì negli anni le ho viste tutte, dalle uova marce, alle mucche con i campanacci, a Marina Ripa di Meana che bruciava le pellicce. Quei momenti rappresentano il termometro delle tensioni della società meneghina".

Grande amore per la lirica che la accompagna sino ad oggi. Senza mai praticarla?

"Deve sapere che la mia mamma aveva 3 sorelle e le zie mi perseguitavano incredule che non avessi ereditato la voce della nonna. Ma io, stonata come una campana, provai anche ad andare a lezione, non ci fu nulla da fare…Però casualmente conobbi l’elegante signora veneziana, Fosca Marchi, che viveva a Milano e che mi invitò nella sua lussuosa residenza ad una serata per aiutarla a ricevere gli ospiti, promettendomi delle belle sorprese".

Da quella sera la sua vita cambiò.

"Sì, tra cristalli, abiti da favola e smoking conobbi le icone del mondo della lirica, Renata Tebaldi, Giulietta Simionato, lo storico sovrintendente al Teatro alla Scala, insomma tutto il gotha di quel momento. Ma soprattutto il marchese Alberto Litta Modignani, fondatore dell’associazione “Amici della Lirica” con il quale iniziai a collaborare nel 1991. Diventò il mio secondo padre e mi introdusse in questo mondo. Nel 2012 ne divenni presidente".

Per gli “Amici della Lirica” ha organizzato 293 eventi.

"Sì, mi sono sempre occupata dell’organizzazione e della ricerca degli ospiti d’onore per ciascun evento. Oltre ai più grandi artisti del settore hanno partecipato i più grandi giornalisti, stilisti, gioiellieri, politici del momento, addirittura il Presidente della Repubblica e del Senato. Un successo enorme. Nessuno naturalmente ha mai guadagnato nulla, tolti i costi pratici dell’ufficio il ricavato è sempre andato in beneficenza a supporto di decine e decine di associazioni che avevano bisogno di aiuto. Penso ai bambini dell’Afghanistan, alla scuola di ballo del Teatro alla Scala, al San Gerardo e tantissimi altri".

Poi l’incontro “fatale“ coi City Angels.

"Sono riuscita a dare loro una grande visibilità. Il salotto buono di Milano ha costruito un ponte virtuale con il mondo dei senza tetto. Dal 2007 il ricavato dei nostri eventi è destinato a loro".

Le persone che ti senti di ringraziare per aver realizzato tutto ciò?

"Mio marito Mario, che mi lasciò libera quando iniziai l’attività mi disse: “Fai quello che ti senti”. Durante la prima fase della mia vita per ben 3 volte vissi una fase di pre-morte, ricevetti tre estreme unzioni e, non vorrei esagerare, ma posso quasi dire di aver visto il Signore. Ricordo ancora quando da ragazzina subii un brutto incidente e durante il coma vidi i miei cari, un bel luogo in cui stavo bene. Attraversai, anche, un periodo di enorme dolore dovuto alla perdita improvvisa di mio fratello a 42 anni, dopo che anche la mamma ci aveva lasciato. Fu in quel momento difficile, in cui entrai in uno stato depressivo, che ebbi una specie di chiamata. Quel Signore che in un certo senso incontrai prima mi disse: “No! Adesso tu ti rialzi e vai avanti a fare del bene perché tu ne hai le capacità ed è quello il tuo destino”".

La cosa più bella che le è capitata?

"Incontrare mio marito...Una sera per caso uscii con un’amica a cena che mi presentò l’ufficiale militare Mario che arrivava da Cameri. Sentii una voce alle spalle, forse era il mio papà dall’alto, che mi disse: “Tu devi sposare questo ragazzo”. Ci innamorammo davvero, mio marito è stata la mia fortuna".