
Silvia Bindella con la madre Teresa Meneghetti Una donna descritta come buona e generosa “Aiutava tutti”
Milano – “Noi vittime, con l’ergastolo del cuore, siamo quelle da recuperare. Non gli assassini. Cosa vogliamo recuperare da uno che a 15 anni massacra con crudeltà una donna di 82 anni fragile, alta un metro e cinquanta, indifesa?”. Silvia Bindella, la figlia di Teresa Emma Meneghetti, la donna che lo scorso 14 maggio è stata ammazzata nella sua casa in via Verro 46 da un 15enne, M.S., che fino a un anno fa viveva con la madre nello stesso stabile, si prepara alla fiaccolata di sabato 14 giugno.
Una manifestazione organizzata dai familiari, a un mese esatto dall’omicidio, che partirà alle 15 da piazza Missori e attraverserà il centro fino a Palazzo Marino per “ricordare mia madre ma anche per chiedere, con forza, giustizia vera”. Silvia Bindella, il marito e le figlie, inoltre, giovedì incontreranno il sindaco Giuseppe Sala, dopo aver raccolto il sostegno del presidente del Municipio 5 Natale Carapellese per iniziative nel quartiere per ricordare “la Terry” e, dai banchi dell’opposizione, del consigliere comunale di FdI Pietro Giorgio Celestino.
Rabbia e dolore mentre, come riportato dal Giorno, dal primo interrogatorio del 15enne emergono particolari sulla dinamica e un racconto choc: “Le persone sono contro di me e mi sono sfogato su di lei”, ha riferito il ragazzo negli uffici della Questura, davanti al pm Pietro Moscianesi Santori e agli agenti delle Volanti.
Silvia Bindella ha avviato intanto una petizione sulla piattaforma Change.org, che finora ha raccolto oltre 400 firme, per chiedere “la revisione delle leggi in materia di reati gravi” perché “la pena deve essere uguale per tutti, minori e adulti”. Poi “l’abbassamento dell’età di imputabilità a 12 anni; un sistema che sostenga le famiglie delle vittime, con supporto psicologico ed economico; che le spese legali non ricadano sulle vittime, ma siano a carico dello Stato; una tutela vera per chi subisce, non per chi commette crimini”. La famiglia, infatti, come è avvenuto anche in tanti altri casi, nell’immediato non ha ricevuto alcuna forma di supporto da parte del Comune, della Regione o dello Stato.
“L’Unione Nazionale Vittime è vicina a questa famiglia e al suo immenso dolore”, spiega l’avvocato Alessandro Continiello, vicepresidente dell’associazione. “Contestualmente, al di fuori del fatto specifico – prosegue – si rende nuovamente promotrice, come professa già da tempo, per una seria discussione in ordine ad un ripensamento del processo penale minorile”. Silvia Bindella, intanto, ricorda una donna “buona e generosa”, che “poteva essere la nonna di tutti noi”. Parla di vittime “invisibili”, perché “nessuno ci ha aiutati, lo Stato si è mosso solo perché io ho lottato, perché sono una guerriera. Ma non dovrebbe essere così. Non dovrebbe essere la vittima – conclude – a dover rincorrere la giustizia”.