Torna il "fantasma" di Italia ’90: terreno acquisito trent’anni dopo

Il Comune ha scoperto ora un pasticcio burocratico legato all’area del parcheggio di Crescenzago : i 3.892 mq utilizzati per i Mondiali non erano ancora diventati di proprietà dell’amministrazione municipale

Il parcheggio di Crescenzago a due passi dalla fermata del metrò acquisito con 30 anni di

Il parcheggio di Crescenzago a due passi dalla fermata del metrò acquisito con 30 anni di

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Milano, 1 dicembre 2020 - Il “fantasma’’ di Italia ’90 continua ad aleggiare su Milano. Trent’anni dopo. Periodicamente spuntano un’opera da abbattere o da riutilizzare o un atto amministrativo che non è stato ancora completato relativi ai Mondiali di calcio che videro Milano e lo stadio di San Siro come protagonisti. L’ultimo caso legato alla kermesse calcistica nel Belpaese riguarda il parcheggio di Crescenzago, vicino all’omonima stazione della M2 nella periferia nord della città. Un parcheggio inaugurato proprio per agevolare l’arrivo in città dei tifosi in occasione delle partite al Meazza nelle "notti magiche inseguendo un gol", come le definirono Edoardo Bennato e Gianna Nannini nella celebre hit ’’Un’estate italiana’’ scritto da Giorgio Moroder.​ Ma si scopre solo ora che il terreno di quel parcheggio, 3.820 metri quadrati a pochi metri da via Palmanova, non è ancora di proprietà del Comune. Nel 1989 la Giunta guidata dal sindaco Paolo Pillitteri aveva predisposto un piano di espropriazioni per acquisire aree indispensabili per far sostare auto e pullman dei tifosi. L’esecutivo di Palazzo Marino delegò il primo cittadino a emettere "decreti di occupazione d’urgenza". Uno di essi doveva riguardare proprio il terreno di Crescenzago, allora di proprietà della Srl Immobiliare Cabo. La procedura espropriativa fu avviata, ma non fu portata a termine. Il motivo? Il Comune scoprì che quell’area era già stata donata dalla Srl al Comune con scrittura privata firmata nel 1965 e registrata nel 1968.

Tutto a posto? Niente affatto, almeno dal punto di vista burocratico. Certo, il 12 febbraio 1990 i 3.820 mq furono stati presi in carico dall’amministrazione comunale e trasformati nel parcheggio per Italia ’90 ancora in funzione ma trent’anni dopo il Comune ha scoperto che la cessione gratuita non è stata mai seguita da un atto idoneo a far passare l’area del parcheggio nella piena proprietà di Palazzo Marino. E così ora il settore Urbanistica del Comune è pronto ad agire per regolarizzare la volturazione del terreno al Comune con la procedura di acquisizione prevista dall’articolo 42 bis del Dpr 327/2001, che prevede l’emanazione di un provvedimento di acquisizione dei beni immobili privati occupati in assenza di un valido ed efficace decreto di esproprioIl caso è chiuso, trent’anni dopo. Non è il primo, speriamo almeno sia l’ultimo legato a Italia ’90. I precedenti? Il più clamoroso riguarda l’hotel extra-lusso che sarebbe dovuto sorgere a Ponte Lambro e non è mai stato completato, nonostante la spesa già sostenuta di dieci miliardi di vecchie lire. Finché nel 2012, cioè 22 anni dopo la fine dei Mondiali, l’ecomostro è stato abbattuto grazie all’impegno della Giunta Pisapia e dell’allora assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris. L’altro caso che le cronache hanno ricordato a più riprese riguardava la maxi-tensostruttura che nel 1990 era stata collocata di fianco al Meazza con la funzione di Centro stampa. Alla fine dei Mondiali il tendone era finito in via Lago di Nemi, nel quartiere Barona, periferia sud della città, ed era diventato un luogo di degrado dove imperversavano i tossici e trovavano rifugio i senzatetto. Finché il Comune non l’ha smantellato. Negli anni Duemila.

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