Domiciliari al brigatista Paolo Maurizio Ferrari: dai sequestri rossi ai cortei no vax

Ha 77 anni e deve scontare 6 mesi per resistenza a pubblico ufficiale durante uno sfratto. Coinvolto nel rapimento Sossi, fu il primo arrestato e ha trascorso 30 anni in carcere. Poi è finito ancora in cella

Paolo Maurizio Ferrari durante il corteo del No green pass

Paolo Maurizio Ferrari durante il corteo del No green pass

A Milano era riapparso un anno fa: barba bianca, giaccone scuro, il 23 ottobre 2021 si era mescolato ai partecipanti al corteo “No green pass“. "Un onore" per i promotori della protesta averlo tra i contrari al certificato verde. E stando a quanto risulta aveva fatto il bis il sabato successivo.

Chi è l'ex brigatista Paolo Maurizio Ferrari

Un volto noto, quello dell’ex brigatista Paolo Maurizio Ferrari. Il primo arrestato del cosiddetto “nucleo storico“, il 27 maggio 1974 a Firenze, pochi giorni dopo il rilascio del magistrato Mario Sossi, sequestrato anche con il coinvolgimento di Ferrari nella cui macchina venne trovata una copia della rivendicazione del rapimento.

Contro il green pass, al fianco dell'estrema destra

Quasi surreale vederlo accanto a militanti della galassia di estrema destra, con l’odio verso obbligo vaccinale e “pass verde“ come minimo comune denominatore. Ferrari, che ha compiuto 77 anni lo scorso 29 settembre, soprannominato l’ultimo degli irriducibili, mai dissociatosi dalla lotta armata, dovrà scontare altri 6 mesi ai domiciliari. “Altri“, un granello di sabbia se si pensa agli anni che ha trascorso dietro le sbarre: dal carcere era uscito nel 2004 dopo 30 anni di detenzione, senza aver mai beneficiato del regime di semilibertà. Poi ci è tornato nel 2012, a seguito di scontri sul progetto della ferrovia Torino-Lione.

L'ultima condanna

E ancora 7 anni fa per i disordini No-Tav in Val di Susa. Sempre in prima linea anche nel 2007 quando ha manifestato contro il regime del 41bis al carcere dell’Aquila. A ottobre 2021, la partecipazione al corteo milanese (serpentone che in più punti ha deviato dal percorso concordato con la Questura) gli è costata una denuncia della Digos; in mano reggeva uno striscione con la scritta "Lavoratori contro Green Pass e obbligo vaccinale. Ora e sempre resistenza". Milano è rimasto il suo “rifugio“. Mercoledì, i carabinieri della stazione Gorla-Precotto gli hanno notificato un ordine di esecuzione pena emesso dalla Procura di Torino il 16 dicembre: deve scontare un residuo di 6 mesi ai domiciliari per resistenza a pubblico ufficiale; un fatto che risale al 6 novembre del 2014, quando Ferrari era stato indagato durante le operazioni di sfratto da un’abitazione in una palazzina del capoluogo piemontese.

L'arrivo a Milano e il lavoro alla Pirelli

Nato a Modena nel 1945, figlio di padre ignoto, fu affidato a nove mesi dalla madre naturale a don Zeno Saltini e alla comunità di Nomadelfia, in provincia di Grosseto. Nel 1968 il trasferimento a Milano e il primo lavoro come operaio alla Pirelli dove Ferrari entrò in contatto con la brigata di fabbrica costituita dalle nascenti Brigate Rosse. Dopo il licenziamento dall’azienda, divenne militante regolare delle BR e si trasferì a Torino, dove partecipò ai sequestri del sindacalista Bruno Labate e del dirigente Fiat Ettore Amerio. Ed era solo l’inizio.

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