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Tasi, tutti in coda agli sportelli del Comune: "Ecco come l’imposta ci ha complicato la vita"

Tutti sulle seggiole del centro comunale di via Catone in attesa di capire quanto debbano pagare per la Tasi, l’imposta sulla casa di Giambattista Anastasio

Pagamento della Tasi

Milano, 9 ottobre 2014 - La consulente in carriera e la pensionata che si deve far bastare 600 euro al mese. Il medico di lungo corso e la puericultrice di 29 fresca di posto fisso. Il militare della Guardia di Finanza che vive in affitto in un palazzo Aler e la coppia sposata da 50 anni che la casa la volle comprare grande per potervi crescere i figli e oggi, se potesse, la farebbe piccola piccola. Tutti uguali. Tutti sulle seggiole del centro comunale di via Catone in attesa di capire quanto debbano pagare per la Tasi, l’imposta sulla casa. Ogni pomeriggio 60 appuntamenti agli sportelli, dalle 14,30 alle 18,10: 5 colloqui alla volta ogni 20 minuti.

Tutti uguali e tutte diverse le loro storie. La consulente ha 34 anni e si chiama Annalisa Gilardoni. Consulente fiscale, addirittura. Ha aiutato ben 450 clienti a compilare i moduli Tasi. Ma ora è lei ad aver bisogno. Per casa sua. «Un contribuente normale come diavolo fa?», chiede Annalisa. «Chi ha istituito questa imposta, con queste modalità di pagamento, ha capito in quale marasma ha messo noi consulenti e i cittadini?». Il problema è la discrezionalità lasciata ai Comuni su aliquote ed esenzioni: «Ho dovuto leggermi le delibere di 450 amministrazioni comunali, perché le proprietà dei miei clienti sono suddivise in altrettante città. Ogni municipio le sue aliquote e pure le sue scadenze: c’è chi ha approvato la Tasi entro fine maggio con primo pagamento a giugno, chi dopo maggio con primo pagamento a settembre, chi l’ha approvata a fine settembre con unica rata a dicembre». La pensionata che deve farsi bastare 600 euro al mese è Maria Di Lucchio: «Sono sola in casa, i miei figli lavorano e hanno le loro spese da sostenere, io ho già pagato 131 euro di Tarsu, più le bollette e 380 euro di spese condominiali ogni tre mesi: non si può tassare così tanto la casa, quello che era un bene primario, ora è una maledizione». Rateizza, Maria. Lo farà pure con la Tasi.

Francesco, 58 anni, «iscritto all’ordine dei medici», tiene in mano i moduli e scuote il capo: «Lo Stato non tiene in alcun conto le esigenze dei contribuenti. In questi anni si è cambiato tutto di continuo, a vantaggio dei commercialisti». Federica di anni ne ha 29, si è tolta la soddisfazione di vincere un concorso pubblico e di essere assunta come puericultrice. Sogno chiama sogno: ha comprato casa ma ha lasciato che per i primi anni vi abitasse la madre («senza di lei non ce l’avrei mai fatta»), restando in affitto. Il Fisco l’ha letta diversamente: essendo Federica residente in un appartamento diverso da quello di proprietà, allora quest’ultimo si configura come «seconda casa». Tradotto: imposte più alte. Sergio Carucci, finanziere, la casa Aler vorrebbe comprarsela. Ma non gli è concesso. Come affittuario, però, deve pagare la Tasi: «Pago per una casa non mia, in uno stabile fatiscente. E devo pure fare questa trafila: perché l’Aler non ha incluso la Tasi nei bollettini dell’affitto?». «Pagare è giusto – premette Iolanda 77 anni, ex impiegata – ma non così tanto: 400 euro di Tasi. Ho voluto la casa grande per i figli. E ora...».

giambattista.anastasio@ilgiorno.net