MARIA RITA
Cronaca

Otto marzo e il ruolo delle donne

Donne in lotta: dall'8 marzo alla denuncia dei femminicidi. La violenza domestica persiste, spesso ignorata. È urgente un cambiamento culturale e un sostegno alle vittime.

Parsi

8 Marzo, anche quest’anno, è passato. Le donne, come sempre, da anni, ed erano gli anni 70 quando io ricordo di averlo fatto, per la prima volta, sono scese in piazza, hanno urlato, protestato, gridato slogan come “non una di meno”. Hanno sfilato agitando bandiere e striscioni, per ricordare al mondo libero dai “burka”, quel che avvenne l’8 Marzo del 1908, a New York, nella fabbrica Cottons, dove morirono bruciate vive 123 donne, per lo più ebree o immigrate, e in nome delle quali rivendicare, come ancora e già dal 1908, il diritto al voto, al lavoro, alla libertà. Cosa ci resta, ora, se non aspettare il prossimo 8 Marzo per contare le vittime di femminicidio? Perché nel 2023 sono state 120 e, ad oggi, sono 20. Di questo costante, reale “genocidio” che vede, anzitutto, le donne essere, ovunque, il popolo più sistematicamente perseguitato della terra insieme ai loro figli, vittime fisicamente di abusi e percosse e vittime, costantemente di violenza assistita, dobbiamo prendere atto. Si tratta di una violenza che alberga in quelle famiglie disfunzionali e, perfino,criminali a cui spesso viene data attenzione solo dopo eventi tragici e disumani poiché i segnali allarmanti di quel che avviene tra le mura domestiche non vengono colti. Oppure non possono e/o non si è intenzionati a prenderne atto per paura, inadeguatezza, sfiducia nelle autorità, malinteso rispetto della privacy. E,ancora, perché le vittime stesse non riescono o non osano rivelare quel che accade in casa nel timore di non essere credute, di essere giudicate e ricattate. E’ un senso di colpa e di inferiorità, una disistima, una vergogna, una paura d’essere accusate e ricattate che accompagna tante donne. Spesso sono donne nemiche di se stesse e, a volte, perfino nemiche delle donne che si battono per cambiare radicalmente le cose. È a loro per prime che bisogna chiedere di cambiare poiché alle donne è affidato il compito d’essere il laboratorio neurobiochimico che dà vita alle forme della vita e che popola il mondo di esseri umani al maschile e al femminile. Non una di meno deve capirlo, agirlo, farlo valere!