REDAZIONE MILANO

Ora Garlaschi fa ricorso contro l’ergastolo

L’uomo che ha ucciso la giovane Jessica Faoro impugna la sentenza in Cassazione. Il papà della vittima: non mi stupisce più nulla.

Ha deciso di ricorrere in Cassazione contro la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Jessica Valentina Faoro, che da qualche tempo ospitava nel suo appartamento in via Brioschi e che lo aveva rifiutato. Alessandro Garlaschi, 41 anni, non solo ha ucciso la 18enne "in modo atroce", per usare le parole dei giudici della Corte d’ Assise e d’Appello di Milano, ma la notte del 17 febbraio di due anni fa aveva infierito sul corpo della ragazza con 85 coltellate e poi aveva cercato di bruciarlo. Poi, al ritorno a casa della moglie, il mattino seguente, c’erano state la resa, la disperazione e l’intervento delle forze dell’ordine.

Jessica, che fino ai 18 anni aveva vissuto in comunità, aveva risposto ad un annuncio su Facebook di Garlaschi, che offriva un tetto in cambio di un po’ di collaborazione nei lavori domestici. Il tranviere le aveva detto che la donna che abitava con lui era sua sorella, non sua moglie. E fin da subito aveva iniziato a insidiarla, ma lei aveva sempre respinto le sue avances. Questo, però, non lo aveva fermato. L’uomo, difeso dall’avvocato Francesca Santini, per i giudici di secondo grado che a maggio scorso hanno confermato per lui la pena massima, avrebbe approfittato della fragilità della sua ospite . E avrebbe fatto leva sulla "condizione di abbandono, di solitudine e del venir meno di ogni tutelante sostegno emotivo che avevano scandito e caratterizzato la breve esistenza in vita" della sua vittima. Jessica non era la prima ragazza di cui il 41enne si approffittava. Prima di lei c’erano state altre giovani nella stanza degli ospiti. Tutte restavano una manciata di giorni, qualcuna poco più a lungo. E poi via, un nuovo annuncio e una nuova vittima.

"Ormai non mi stupisco più di niente – è il commento del padre di Jessica, Stefano Faoro – . Quest’uomo non ha nulla da perdere. La legge da questa possibilità, lui beneficia del gratuito patrocinio, quindi gli avvocati non li paga lui ma lo Stato, e quindi tutti noi. Ci sta provando". Stefano Faoro non crede nemmeno al fatto che Garlaschi, in cella, si sia pentito. "Disperato? Vi assicuro che essere disperati e tutt’altra cosa. Io – conclude – spero sempre nella legge del carcere, che qualcuno in carcere gli insegni a vivere". Ai primi di giugno Garlaschi aveva anche chiesto di poter lasciare il carcere per ragioni di salute. Le sue condizioni (il 41enne soffre di "diabete mellito di tipo" e "dal 2008 risulta insulina dipendente") per la difesa erano incompatibili con la vita in cella. Specialmente in un momento così complicato, come durante la pandemia. Garlaschi puntava a scontare la pena ai domiciliari, in una casa di cura o in una Rsa dove avrebbe potuto essere seguito. Istanza alla quale si era opposta l’avvocato Eliana Capizzi, legale della madre di Jessica. I giudici qualche settimana fa le hanno dato ragione. P.V.