
Pillitteri Mi scrive una signora dall’hinterland milanese. È una piccola esercente e si trova in una situazione debitoria estremamente...
Pillitteri
Mi scrive una signora dall’hinterland milanese. È una piccola esercente e si trova in una situazione debitoria estremamente critica nei confronti dei fornitori. Si è rivolta a una società che si occupa di sovraindebitamento di cui aveva visto alcuni spot televisivi. Non ha parlato con un professionista, ma con un’operatrice che le ha subito presentato un preventivo di 12mila euro. Da saldare entro il deposito del ricorso. Mi chiede se è una richiesta equa. La risposta, evidentemente, è no.
Ma, purtroppo, sono diversi i casi analoghi che, poi, si sono rivolti al mio studio e che avevano ricevuto richieste economiche che non stanno né in cielo né in terra. La signora in questione ha accumulato un passivo nell’ordine dei 60mila euro. La somma che le viene richiesta è, pertanto, pari al 20%. Quando, invece, una richiesta equa dovrebbe collocarsi tra il 4 e il 6%. Ma, soprattutto, la richiesta è intervenuta prima ancora che venisse analizzata la sua situazione e vagliate le prospettive di successo.
Una valutazione che, invece, dovrebbe precedere qualsiasi quantificazione dei costi. E dovrebbe essere gratuita. Sulla base delle scarne informazioni fornitemi, infatti, ho seri dubbi che la Signora possa avviare una procedura perchè ci sono dei profili critici. Rischia di buttare i suoi soldi. E fare un buco nell’acqua. Bisogna sempre diffidare di operatori che hanno un approccio così “business oriented”. Spesso ad esborsi esorbitanti seguono né più né meno che binari morti. Perché l’unica preoccupazione è il guadagno E non, anche, l’interesse del cliente. Un professionista, ovviamente, deve essere pagato il giusto. Ma andare sempre con i piedi di piombo prima di fare imbarcare una persona che ha bisogno in un percorso processuale. Quando, però, l’obiettivo è incassare, si prende un po’ tutto. Ma non è una cosa seria.
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