Opera, detenuti in cerca di riscatto: fuori dal carcere c’è l’impresa

Un’azienda che produce strumenti anatomici li fa lavorare

Opera, fuori dal carcere c'è l'impresa

Opera, fuori dal carcere c'è l'impresa

Milano, 31 maggio 2019 - Per 24 ore alla settimana lavorano fuori dal carcere di Opera, maneggiando carichi di paraffina che poi viene utilizzata nella «tecnologia del vetrino». Cercano di lasciarsi alle spalle un passato violento. Trascorsi criminali, sangue e dolore provocato, anni di reclusione. Carlo Sbona, “imprenditore-scout” milanese, ha scelto di offrire un’occasione di riscatto a detenuti in «articolo 21», assegnati al lavoro esterno nella cooperativa sociale Trasgressione.net fondata dallo psicologo Angelo Aparo. Li accoglie nell’azienda dove vengono prodotti strumenti per l’anatomia patologica, fondata nel 1977 in via San Faustino, quartiere Ortica.

Da qualche mese sono al fianco dei 52 dipendenti Alessandro Crisafulli e Roberto Cannavò. Il primo - tra gli anni ’80 e ’90 controllava le piazze dello spaccio milanesi - sta scontando una condanna all’ergastolo per due omicidi e altri reati. Cannavò l’8 giugno 1992, per un regolamento di conti uccise a colpi di pistola un venditore ambulante, Agatino Razzano, al mercato di Moncalieri, alle porte di Torino. «L’esperienza finora è stata molto positiva – racconta Sbona – i detenuti hanno voglia di mettersi in gioco e li impieghiamo a turno in un magazzino dove vengono stoccati e lavorati grossi carichi di paraffina che arriva dalla Germania. È un vantaggio anche per noi, perché non è facile trovare qualcuno che voglia fare un lavoro manuale e ripetitivo. Nella nostra ditta lavorano persone provenienti da tutto il mondo, dal Pakistan, dal Senegal o dalle Filippine. Crisafulli e Cannavò forse sono gli unici italiani».

Presto l’esperienza potrebbe andare oltre perché Carlo Sbona, da decenni impegnato nel sociale con gli scout Agesci e Libera, si è reso disponibile ad affidare tutto il “ciclo della paraffina” alla coop Trasgressione.net, intenzionata ad aprire un’officina esterna per lavorazioni conto terzi. L’area è già stata individuata, uno stabile in viale Abruzzi a Peschiera Borromeo che verrebbe concesso dal Comune. «Il lavoro è solo una parte del nostro progetto perché il laboratorio, assieme all’attività di vendita di frutta e verdura che già svolgiamo, ci permetterebbe di sostenerci economicamente», spiega Aparo, da oltre vent’anni in prima linea per il recupero dei detenuti nelle carceri di Opera, Bollate e San Vittore con il Gruppo della trasgressione, che ha visto tra i primi partecipanti il manager Sergio Cusani, quando era in cella per la maxi-tangente Enimont.

«A Peschiera Borromeo vogliamo lanciare un progetto per la prevenzione del degrado – racconta – aprendo nello stesso stabile un centro per sviluppare la creatività dei giovani. I detenuti, che girano già nelle scuole lombarde, si spenderebbero contro bullismo, tossicodipendenza e criminalità». Un sogno che, però, rischia di scontrarsi con la realtà. Il vecchio furgone a gasolio che la coop usa per trasportare frutta e verdura nei mercati e nei ristoranti milanesi presto non potrà più circolare nella nuova ztl Area C: servono 40mila euro per acquistare un nuovo mezzo, indispensabile per il “braccio economico” del Gruppo della trasgressione. «Ho trascorso 25 anni della mia vita in carcere – racconta Crisafulli – e adesso, all’età di 54 anni, mi trovo senza competenze, anche se a Opera ho studiato e mi sono avvicinato alla cultura. È difficile ricostruirsi una vita. Il male che abbiamo fatto non si cancella, ma vogliamo provare a migliorare il nostro futuro e aiutare i ragazzi a non seguire strade sbagliate».

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