NICOLA PALMA
Cronaca

Duplice omicidio di via Muratori: ergastolo confermato al killer Alvaro

Decisione della Cassazione. Uccisi nel 2012 Max Spelta e la moglie

Omicidio in via Muratori

Milano, 30 agosto 2017 - Ergastolo confermato per Carmine Alvaro. Carcere a vita, con isolamento diurno per tre anni, per uno dei due killer di Massimiliano Spelta e Carolina Ortiz Payano, uccisi il 10 settembre 2012 per una partita di cocaina non pagata. La Corte di Cassazione ha confermato in pieno il verdetto emesso dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano il 27 aprile 2016. C’era lui, senza ombra di dubbio, quella sera in via Muratori insieme al complice Mario Mafodda (già condannato in primo e secondo grado all’ergastolo col rito abbreviato) sullo scooter poi sparito nel nulla dopo l’omicidio all’ora dell’aperitivo. Indagine lunga e complicata quella condotta dagli agenti della Squadra mobile per completare il puzzle.

La caccia agli uomini scatta subito dopo il duplice omicidio. Gli approfondimenti investigativi si concentrano immediatamente sul mondo del traffico di droga, anche perché a casa di Spelta, in zona Mecenate, vengono ritrovati 47 grammi di cocaina. Tabulati telefonici, migliaia di cellulari da monitorare, decine di testimoni sentiti a verbale. Un mese dopo l’assassinio, i segugi della Omicidi arrivano a Mafodda: criminale di spessore, con un passato di spaccio e di sequestri di persona negli anni Ottanta. Lui, però, non si tradisce mai. Fino al 24 settembre 2013, quando la polizia lo arresta in un appartamento a Monza mentre sta perfezionando l’acquisto di 29 chili di cocaina con un paio di narcotrafficanti colombiani. A quel punto, Mafodda decide di vuotare il sacco. E racconta tutto, tirando in ballo pure Carmine Alvaro, finito in cella sette mesi prima per una rapina a mano armata a Tortona. La confessione del 58enne originario della piana di Gioia Tauro mette tutte le tessere al loro posto.

Ecco la ricostruzione. Spelta vende ad Alvaro, con Mafodda nel ruolo di intermediario, 1,4 chili di cocaina in arrivo da Santo Domingo (terra d’origine della moglie Carolina). La «roba», però, è di pessima qualità, e gli acquirenti si rifiutano di pagarla. A quel punto, Spelta, pressato dai fornitori sudamericani che aspettano i contanti, chiede i soldi al «garante» Mafodda: l’ultimo messaggio recita «Stai perdendo così...». Il calabrese si sente minacciato, quasi offeso da quel modo insistente di reclamare il denaro. E così, spiegherà agli inquirenti, decide di ammazzare sia Max che la consorte. Così il pomeriggio del 10 settembre si mettono alla ricerca della coppia, in sella a un motorino rubato da Antonio Listo (condannato per questo a due anni e sei mesi in via definitiva): li trovano in via Muratori e li uccidono, lasciando viva solo la figlia di pochi mesi. Per la Cassazione andò così.