Omicidio Boiocchi, una vicina: "Mi sono affacciata, ho visto una moto: poi gli spari"

Figino il giorno dopo: cordoglio e nessun accenno al passato del ras "Giocava con i nipoti e il cagnolino". Una vicina: "Ho visto la moto dei killer"

Tre mazzi di fiori davanti alla palazzina di via Fratelli Zanzottera 12. Nessun biglietto. Chi si ferma a osservarli non dice una parola. Alcuni chiedono di non essere fotografati. Un giovane passa vicino al cancello: occhi lucidi, bocca serrata. Indossa una felpa nera con la scritta “Boys“ azzurra, segno che lo lega inequivocabilmente alla Curva Nord.

Una sfilata di omaggi discreti e silenti, ieri mattina, nel punto in cui alle 19.45 di sabato l’ex capo ultrà dell’Inter Vittorio Boiocchi, che avrebbe compiuto 70 anni il prossimo 30 dicembre, è stato colpito a morte, sotto casa sua, a Figino, all’estrema periferia ovest della città, a un passo dal Circolo Pd di quartiere. Preso in pieno al collo e al torace da tre proiettili su almeno cinque esplosi. Sul muro spuntano segni tondeggianti che potrebbero essere tracce lasciate dai colpi non andati a segno. Un’esecuzione che stando a quanto risulta al momento è stata compiuta da due killer misteriosi, arrivati in moto in via Fratelli Zanzottera. Boiocchi sarebbe stato intercettato mentre rientrava a casa. Ma c’è una testimone che racconta di aver assistito a una scena diversa. "Ero affacciata al balcone – dice una vicina – e ho notato una persona arrivare su una moto rossa. È scesa e ha citofonato. Poco dopo ho visto Boiocchi comparire al cancello". Quanto agli spari, "ho sentito i rumori ma la visuale era ostruita dalla tettoia. All’inizio pensavo fossero petardi". Lo stesso pensiero di Mikol Hoda, gestore del Bar Sahary, di fronte.

"Sono uscito e ho visto un uomo a terra. Ho urlato a un mio amico di chiamare i soccorsi e intanto mi sono avvicinato, riconoscendo Vittorio Boiocchi. Respirava ancora ma non riusciva a parlare e stava perdendo molto sangue". Il sessantanovenne era cliente abituale di quel bar. "Veniva a bere il caffè con la moglie e anche a seguire le partite dell’Inter in tivù". Dovendo tenersi ad almeno 2 chilometri di distanza da San Siro, dopo che a metà giugno dello scorso anno era stato sottoposto alla misura della sorveglianza speciale.

È stato in carcere per 26 anni, tra il 1992 e il 2018, per droga e rapine. Una volta tornato in libertà è risalito ai vertici del secondo anello verde, dopo gli arresti della Digos a seguito dell’assalto ai tifosi napoletani la sera del 26 dicembre 2018, in cui perse la vita Daniele Belardinelli. A marzo dello scorso anno, nuovo arresto insieme al complice Paolo Cambedda: nel bagagliaio della Nissan Qashqai, i poliziotti avevano trovato pettorine della Finanza, un taser e una pistola con canna modificata. O

biettivo, come emerso in un secondo momento, era sequestrare un imprenditore per estorcergli due milioni di euro. Ma nel quartiere accennare al curriculum criminale di Boiocchi, che a Figino viveva con la moglie, suscita solo scrollate di testa. "Noi non ne sappiamo nulla". L’immagine descritta da vicini di casa e commercianti è quella di "un uomo come tanti, un nonno che giocava in cortile con i nipotini e che usciva con il suo cagnolino bianco, simil barboncino". "La sera degli spari abbiamo visto la moglie Gianna e le figlie (ne aveva tre, ndr ) disperarsi sul marciapiede". Ieri la moglie ha scritto su Facebook "Sei e sarai il mio tutto".

 

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro