DARIO CRIPPA
Cronaca

Gnima Seck: “Vannacci? Non si rende conto di quanto sia pericoloso”

La mediatrice culturale di Monza si racconta dopo il confronto in tv con il generale candidato dalla Lega

Gnima Seck, mediatrice culturale di origine senegalese, divenuta famosa per il confronto televisivo con Vannacci

Gnima Seck, mediatrice culturale di origine senegalese, divenuta famosa per il confronto televisivo con Vannacci

“Ma quali risorse. I miei genitori non sono venuti in Italia negli anni Novanta per mettere al mondo una risorsa, come se si trattasse di un prodotto...”

Gnima Seck è lucida, preparatissima, battagliera. Nata e cresciuta a Monza, 30 anni, è assurta alle cronache per il battibecco in televisione alla trasmissione di Rete 4 “Diritto e Rlvescio” con il generale Roberto Vannacci.

Gnima ha tantissime cose da dire. Oggi lavora come mediatrice culturale all’associazione Mosaico, fondata a Monza da sua madre (“il mio idolo”) e da un gruppo di donne per occuparsi appunto di mediazione culturale.

“Oltre all’italiano, parlo inglese, francese e uolof, la lingua del Senegal e mi sono sempre interessata della cultura degli “afrodiscendenti”. Facciamo il giro dei centri migranti, tentiamo di intercettare chi è venuto in Italia. Di fatto, ho cominciato 12 anni fa nel Lecchese con i Cag, i centri di aggregazione giovanile non religiosi, per intercettare i ragazzi che avevano avuto problemi di microcriminalità. Il migrante soffre di un problema di solitudine, i suoi genitori, quando ci sono, si ritrovano a dover lavorare e inseguire permessi di soggiorno. Per questo ho fondato l’associazione “Diasporafrika”, per condividere con gli africani di ultima generazione in arrivo in Italia ma anche con quelli di prima e seconda generazione come me, l’orgoglio della propria cultura di provenienza”.

Integrazione?

“Giusto, ma spesso questo concetto viene confuso con quello di annullamento delle proprie origini. Noi africani dobbiamo lavorare per essere una cultura solida. Il 26 maggio al parco Sempione di Milano ci ritroveremo con una manifestazione proprio per incontrarci e condividere: ognuno porterà qualcosa da mangiare tipico del proprio Paese di origine. L’integrazione non deve essere cancellazione della propria cultura”.

Il generale Vannacci in Tv ha ironizzato sui suoi tratti somatici, ha detto che non rappresentano la maggior parte della popolazione italiana...

“E non si rende conto di quanto sia pericoloso. Un generale, a maggior ragione nel momento in cui si candida alle elezioni europee, diventa un personaggio pubblico. E dire certe cose avalla il razzismo, tantissime persone si possono sentire giustificate a discriminare, a non assumere”.

La fa arrabbiare?

“Non capisco la mancanza di empatia. Chiudere le porte in faccia, non assumere per esempio, vedersi respinti, porta solo a nutrire il rancore. In Italia, quando un ragazzo va all’estero, si parla di cervelli in fuga, con una connotazione positiva ovviamente. Se invece arrivi dall’Africa, al massimo sei una risorsa. A noi non fa piacere”.

Immigrare è faticoso...

“Percentuali altissime dei visti presentati vengono negate anche se ci sarebbero tutti i requisiti per accoglierle. Cosa fa un ragazzo africano che si ritrova bloccato in un centro di accoglienza, senza poter lavorare? Ne incontro alcuni che mi raccontano: “io sono in sarto, io sono un artigiano, io so fare in mestiere…Eppure si ritrovano in un circolo vizioso”.

E quindi?

“Il nostro intento è lottare per cambiare le cose, anche il 27 abbiamo manifestato a Milano, in troppi non sono a conoscenza di genocidi come quello in Congo, in Rwanda, in Sudan. A livello psicologico pesa. Dobbiamo metterci nei loro panni. I miei genitori non arrivarono su un barcone altrimenti forse non sarei qui. Oggi migrare è praticamente impossibile e bisogna affrontare fatiche, traversate pericolosa, torture”.

Perché è diventata così dura?

“C’è chi preferisce avere una popolazione ignorante e frustrata, fa più comodo. E invece noi proveniamo da culture millenarie, abbiamo avuto Regni importanti, dobbiamo conoscere la nostra storia e tornare a esserne fieri. Personaggi come il generale Vannacci fomentano odio, sono pericolosi. Il mio ragazzo, bianco con gli occhi azzurri, dal punto di vista dei tratti somatici probabilmente è più occidentale di lui”.

E adesso?

“Mi sarebbe piaciuto studiare all’università ma senza possibilità economiche e una famiglia alle spalle, non è stato possibile. Ho preso il diploma al liceo socio-pedagogico e mi sono messa a lavorare. I miei genitori sono tornati in Senegal, tutti noi immigrati vogliamo tornare a casa, là ci sono mia sorella, giornalista impegnata nel sociale e un fratello. Io per ora sono qui, mi piacerebbe tornare a studiare prima o poi e occuparmi di etno-psicologia, esistono pochissime figure simili e invece ce ne sarebbe bisogno. Poi si vedrà”.