Trentaquattro anni di lavoro in un laboratorio per l’industria dell’abbigliamento, la cassa integrazione dovuta alla crisi dell’azienda, poi l’impiego come addetta alle pulizie in strutture sanitarie per raggiungere il traguardo della pensione. Il risultato è un assegno di 790 euro al mese, "poco sopra la pensione sociale" che viene riconosciuta a persone in condizioni economiche disagiate. Teresa Marini, 67 anni, ha alle spalle una vita di lavori pesanti e faticosi, e un presente di sacrifici per far quadrare i conti mese per mese. "Sommando la mia pensione e quella di mio marito arriviamo a circa 1900 euro al mese – racconta – abbiamo una casa di proprietà, non viviamo nel lusso ma stando attenti alle spese riusciamo anche ad andare in vacanza. La sanità si sta rivelando un grosso problema perché, come tante altre persone, stiamo vivendo tutti i problemi legati alle liste d’attesa e all’accesso al sistema pubblico. Sono preoccupata per il futuro che ci si prospetta, soprattutto se penso ai miei nipoti". Teresa e il marito, infatti, sono nonni di due bimbi piccoli, e spendono parte delle loro giornate per curarli.
"Cerchiamo di dare una mano dopo l’asilo o quando si ammalano – racconta – e ci siamo resi conto che le giovani famiglie, che devono conciliare il lavoro con la cura dei figli, sono in grossa difficoltà. Un maggior sostegno potrebbe servire anche per incentivare le coppie a fare figli, e ridurre così il trend di invecchiamento della popolazione. Invece, purtroppo, assistiamo a tagli sempre più pesanti dei servizi pubblici. Mi fa rabbia pensare che, dopo tanti anni di lavoro, la mia pensione sia così bassa".
Andrea Gianni