Omicidio di via Varsavia, caccia al commando killer: la pista del regolamento di conti tra famiglie rom rivali

Il 18enne Jhonny Sulejmanovic assassinato nella notte sotto gli occhi della moglie incinta. Le ipotesi: i camper nel posto sbagliato o la punizione di uno sgarro

Jhonny Sulejmanovic. A destra, rilievi sul luogo dell'omicidio

Jhonny Sulejmanovic. A destra, rilievi sul luogo dell'omicidio

Milano – Una spedizione punitiva nel cuore della notte. Un agguato per punire uno sgarro o per marcare ferocemente il territorio. A volto scoperto. Senza paura di essere ripresi o riconosciuti. Un sanguinoso regolamento di conti tra famiglie rom rivali.

L’inchiesta sull’omicidio del diciottenne Jhonny Sulejmanovic, nato a Torino e di passaporto bosniaco, sembra aver già imboccato una pista precisa, anche grazie alle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza installate in via Varsavia, davanti agli ingressi dell’Ortomercato. Lì, attorno alle 2 di ieri, piomba una macchina nera, una Seat Ibiza secondo le testimonianze. Scendono alcuni uomini, che puntano dritti verso il Ducato dove il ragazzo vive con la moglie coetanea al quarto mese di gravidanza: i parenti dicono che quelle persone chiedono a Jhonny di andare a bere qualcosa insieme e che al suo rifiuto scatta la minaccia di metterlo "in ginocchio".

Una versione più credibile ricostruisce invece che la richiesta perentoria non fosse altro che il prologo a un chiarimento per un dissidio pregresso, legato in un’ipotesi al posizionamento del furgone e dei camper della famiglia di lui e in un’altra a un litigio per faccende criminali. Il diciottenne, in ogni caso, non li segue, spinto anche dalla compagna a non accettare. Passa un’ora, e un’altra auto piomba sulla scena, una Hyundai grigia nelle parole di chi dice di averla vista allontanarsi a tutta velocità dopo l’agguato in direzione Bonfadini: probabilmente a bordo ci sono gli stessi di prima. Sono armati, però: di bastoni, manganelli telescopici e pistola. Si piazzano sui due lati e mandano in frantumi i finestrini del furgone. Il diciottenne e la compagna, che dormono vicino al portellone posteriore, si svegliano di soprassalto, ma ormai sono in trappola. Lei viene inseguita e malmenata, racconterà in seguito. Lui viene trascinato con la forza fuori dal Ducato, pestato con le mazze e poi ferito a morte con un’arma da fuoco: sei i bossoli repertati dalla Scientifica, esplosi da una pistola calibro 7.65; tre i colpi a segno tra emitorace sinistro e braccio. Jhonny si accascia tra i binari del tram in via Monte Velino, di fianco al Ducato: il fratello Kevin fa giusto in tempo a sentirsi dire "Ti voglio bene" prima che il diciottenne perda i sensi.

La corsa in ambulanza al Policlinico non gli salva la vita: il diciottenne viene dichiarato morto alle 4.25, settanta minuti dopo i soccorsi. Nel frattempo, lo stradone della periferia sudest – a quell’ora già animato dal rumoroso viavai di tir e furgoncini di trasportatori e grossisti diretti ai mercati generali di frutta e verdura – si riempie di Volanti della polizia. Le indagini degli specialisti della Omicidi della Squadra mobile, coordinati dal pm Pasquale Addesso e guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal vice Domenico Balsamo, partono dalle testimonianze dei genitori del ragazzo e della moglie: la pista della vendetta per un semplice "no" a una birra al bar è evidentemente poco credibile.

Molto più vicina alla realtà potrebbe essere quella che porta a un pesante contrasto sfociato in raid assassino. Perché? I Sulejmanovic, di base in Piemonte, sono comparsi tra via Varsavia e via del Turchino circa sei mesi fa, per loro ammissione: lo stesso Jhonny, che avrebbe qualche piccolo precedente per reati contro il patrimonio, era stato controllato da quelle parti lo scorso 21 gennaio dagli agenti del commissariato Mecenate. Quella presenza dava fastidio? Qualcuno ha provato a far capire al ragazzo e ai familiari che lì non ci potevano più stare?

L’alternativa, in cerca di conferme come tutto il resto, è che Jhonny si sia infilato in qualche affare poco pulito e che abbia pestato in qualche modo i piedi a chi pensa di essere il padrone criminale di quello spicchio degradato di metropoli. In ogni caso, lo scenario che sta emergendo fa pensare a una questione legata a dinamiche tra opposti gruppi di nomadi. E la soluzione del giallo potrebbe non essere lontanissima.

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