NICOLA PALMA
Cronaca

Omicidio di via Muratori, il killer vuole l’indennizzo: "Isolamento diurno illegittimo"

Mario Mafodda deve scontare l’ergastolo

Massimiliano Spelta e Carolina Ortiz Payano, freddati la sera del 10 settembre 2012 in via Muratori

Milano, 7 maggio 2019 - Ha trascorso metà della sua esistenza dietro le sbarre. E probabilmente non uscirà più dal carcere, visto che ora sta scontando l’ergastolo per il duplice omicidio di Massimiliano Spelta e della compagna Carolina Ortiz Payano, avvenuto la sera del 10 settembre 2012 in via Muratori. Da una sentenza della Cassazione, le cui motivazioni sono state rese note ieri, si scopre però che Mario Mafodda, 60enne nato a Palmi ma da sempre residente a Taggia in Liguria, ha chiesto un indennizzo economico per ingiusta detenzione. Perché? Secondo quanto riportato nel dispositivo, il detenuto è stato messo ingiustamente in isolamento diurno per 9 giorni, nonostante la condanna inflitta dal gup Luigi Gargiulo con il rito abbreviato (confermata in Appello nel 2015 e resa irrevocabile dalla Suprema Corte il 5 luglio 2016) non prevedesse quel tipo di aggravio.

«Cè stato un errore nell’ordine di esecuzione – conferma il suo avvocato Mauro Gradi – e quindi abbiamo presentato un’istanza di riparazione». Un’istanza rigettata dalla Corte d’Appello di Milano con un’ordinanza poi annullata con rinvio dagli ermellini. Non è la prima volta che Mafodda, ricorda l’avvocato Gradi, incappa in un errore simile: nel settembre scorso, il gip del Tribunale di Monza aveva accertato una svista della Procura di Busto Arsizio sul calcolo di un cumulo pene, con una condanna a 6 anni di carcere (datata 1982) computata per due volte sebbene fosse stata assorbita da un’altra condanna a 17 anni (datata 1998) «in continuazione» con la precedente. Curriculum da criminale incallito, Mafodda, appartenente a una famiglia calabrese trapiantata in Riviera, era uscito di galera a fine 2011 dopo aver scontato un quarto di secolo per vari reati (dalle rapine alle estorsioni): «Non c’era bisogno che parlasse per chiedere il pizzo, era sufficiente la sua presenza», disse di lui una volta un collaboratore di giustizia.

Poi l'agguato  mortale di via Muratori, insieme a Carmine Alvaro (pure lui condannato al carcere a vita), per uno screzio legato al mancato pagamento di una partita di cocaina da 1,4 chili. La fuga in motorino. Le indagini senza sosta della Squadra mobile, allora guidata da Alessandro Giuliano. Poi la svolta il 25 settembre 2013, con l’arresto di Mafodda per un carico di droga e la sua confessione con tanto di dettagli su dinamica del raid, tragitto compiuto per scappare, nascondigli e tipo di armi utilizzate per ammazzare Spelta e la giovane compagna dominicana, freddata sul marciapiedi mentre stringeva a sé la figlia di 2 anni.