
Il cadavere di Astrit Lamaj rinvenuto dentro un pozzo del residence Villa degli Occhi
Milano, 10 novembre 2021 - Accusata di avere commissionato ai compari mafiosi l'omicidio dell'ex fidanzato albanese che l'aveva lasciata e condannata dal Tribunale di Monza a 30 anni di reclusione con il rito abbreviato, in appello patteggia e dimezza la pena. Mentre sale da 24 a 30 anni la condanna per il fratello del pentito, ritenuto uno dei killer insieme al collaboratore di giustizia, a cui vengono confermati però 14 anni di reclusione. E' la sentenza decisa dalla Corte di Appello di Milano per la morte di Astrit Lamaj, 41enne scomparso nel gennaio 2013 da Genova e rinvenuto nel gennaio 2019 murato nel pozzo artesiano di un residence in ristrutturazione a Senago.
A fare luce sul delitto le dichiarazioni di Carmelo Arlotta, originario di Riesi, in provincia di Caltanissetta ma trapiantato in Brianza, secondo cui l'albanese è stato attirato a Muggiò in Brianza con la scusa di una compravendita di marijuana, stordito in un box e strangolato con un filo di nylon. A commissionare il delitto è stata Carmela Sciacchitano, 64enne residente a Genova, ancora in carcere per questa vicenda. Il Tribunale di Monza le aveva inflitto in abbreviato 30 anni di reclusione, mentre le condanne a 24 anni e 14 anni di reclusione erano andate invece rispettivamente ad Angelo Arlotta e al fratello Carmelo, anche loro ancora dietro le sbarre. Carmela Sciacchitano si è sempre proclamata innocente, poi la decisione di concordare la pena con la Procura generale.