Omar Monti dopo il successo tv: "Io, secchione ancora senza pupa"

Milano, il concorrente nella prima edizione del programma, oggi ammette di vivere "di rendita". Per diventare bravi serve dedizione, per esercitarsi c’è l’inserto omaggio ogni lunedì a Milano città con Il Giorno.

Omar Monti

Omar Monti

Non è mica colpa dell’enigmistica se Omar Monti, che arrivò secondo alla prima edizione de La pupa e il secchione nel

2006, a 48 anni è di nuovo «single e in cerca dell’anima gemella». Anche se in almeno un caso l’uso improprio delle

parole (per impressionare una tale Claudia, racconta, anagrammò il suo nome in «acidula») gli stroncò una possibile

storia al primo appuntamento. In compenso, mettendo a frutto la sua ironia tagliente con la fama conquistata in tv s’è

creato un mestiere e si divide «tra spettacolo e avanspettacolo». Rimanendo un esperto enigmista, e per diventarlo,

spiega, serve l’istinto ma soprattutto l’allenamento. I lettori del Giorno possono esercitarsi col Qn Enigmistica, l’inserto di

48 pagine di giochi e quiz che ricevono in omaggio ogni lunedì acquistando una copia del nostro quotidiano a Milano città

A metà anni 2000 è diventato noto al grande pubblico partecipando a “La pupa e il secchione” tra i “cervelloni”, presentandosi come "campione di enigmistica che non ha mai baciato una donna". Oggi Omar Monti ammette di vivere di rendita, grazie proprio alla fama che quel programma gli consegnò: "Se sono diventato un animale sociale e un po’ showman è solo merito della tv: da uomo acculturato mi sono messo anch’io a fare le “capriole” e attualmente mi divido tra spettacolo e avanspettacolo", racconta il 48enne originario di Firenze, con l’ironia tagliente che lo contraddistingue.

Partecipare a “La pupa e il secchione” è servito a promuovere i giochi di intelletto e di parola in Italia?

"Direi di no. Ai tempi avevo 30 anni, insomma ero un ragazzino, conosciuto solo nel mondo degli enigmisti per il numero di trionfi nei tornei nazionali e quando ricevetti la chiamata degli autori di Mediaset genuinamente accettai subito. Di fatto però quell’esperienza serviva solo a mettere alla berlina la categoria dei secchioni, e io di certo non fingevo. Quello che si percepiva da casa era tutto vero: introverso, timido ma anche ironico e sarcastico, sono stato sempre me stesso".

Qual è l’identikit di un enigmista?

"Essenzialmente non esiste: devi sentire un fuoco ardere dentro che non è scientificamente spiegabile. Un po’ come un pittore che si ritrova a dipingere per istinto. Poi per diventare bravi conta l’allenamento, e la verità è che io rimanevo chiuso in camera otto o dieci ore a risolvere quiz e ad inventarne altri più complicati, fin da quando avevo 12 anni. Poi ci sono delle skill, delle abilità comuni: avere una buona dose di pazienza e giusto un pizzico di follia per smontare e rimontare tutte le lettere dell’alfabeto".

Gli appassionati di questa disciplina fanno più fatica a instaurare relazioni?

"Di sicuro abbiamo spirito e la battuta pronta, ma se si vogliono raggiungere livelli alti servono impegno e dedizione e spesso  sei obbligato ad estraniarti dal mondo esterno. Tutt’ora sono single in cerca dell’anima gemella e non penso sia frutto del caso. Vi racconto un episodio esplicativo: una sera sono uscito con una ragazza di nome Claudia, per impressionarla ho fatto l’anagramma del suo nome. E le ho chiesto: “Ma se ti chiami Claudia allora vuol dire che sei “acidula”?“. La prima e ultima che l’ho vista".

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