Milano – “Mio figlio vive ancora, perché ha salvato dieci vite grazie alla donazione dei suoi organi”. Applausi. Poi abbracci. Un fiume di ragazzi circonda Giusy Sala, la mamma di Omar Bassi, il giovane di 23 anni di Bollate morto lo scorso 5 agosto per emorragia cerebrale all’ospedale di Reggio Calabria mentre era in vacanza con i suoi genitori e altri familiari, due settimane dopo il pestaggio da parte di uomini della sicurezza in un locale di Origgio, nel Varesotto. Ieri attorno alla donna si sono stretti gli studenti dell’Istituto Pareto di via Litta Modignani in zona Comasina: la conoscono bene, perché da 8 anni la signora gestisce il bar della scuola. E conoscevano bene anche Omar, che lo scorso anno affiancava la madre dietro il bancone. Per lui ieri mattina tutto l’istituto ha organizzato una commemorazione con volo di palloncini e dediche. Conclusione con le canzoni scritte proprio da Omar, che sognava di diventare un cantante. “Saresti arrivato in alto, se solo avessi avuto modo di pubblicarle. Nessuno brillerà mai come te”, parole di Giorgia Berardi, studentessa di 18 anni, che al microfono ha ricordato un episodio “per farvi comprendere la sua bontà: un giorno volevo un panino con i wurstel, che non c’erano, e lui è uscito a comprarmeli nonostante il diluvio. Ogni giorno mi ha fatto poi trovare il mio panino preferito, fino alla fine della scuola”. Un ragazzo “spontaneo, gentile, sorridente – lo ricorda il preside Alessandro Bocci – amato da tutta la comunità scolastica. Una tragedia infinita, ci stringiamo attorno alla famiglia”. Una famiglia che ora chiede giustizia. Lo ribadisce la madre Giusy.
Ci sono stati sviluppi, in merito a quanto accaduto quella notte?
“Le indagini sono ancora in corso. Noi chiediamo giustizia e non smetteremo di farlo finché Omar non l’avrà: è stato massacrato, preso a calci e pugni. È vergognoso, inconcepibile prendersela con dei ragazzi. Ogni domenica ribadiamo il concetto in una piazza diversa: siamo stati davanti al Tribunale di Milano, in piazzale Cadorna, davanti al Castello, in piazza San Babila e in corso Garibaldi. Domenica (domani per chi legge, ndr) saremo in piazza XXIV Maggio”.
Si aspettava tutto questo affetto, dalla comunità scolastica?
“Sono tutti straordinari, è come se tutti questi ragazzi fossero figli miei. Riprenderò il lavoro lunedì e non mi sento sola. In questi giovani rivedo il mio Omar, questo affetto mi consola. Così come mi consola sapere che 10 persone vivono grazie alla donazione dei suoi organi”.
Dopo il pestaggio come si sentiva Omar?
“Lui minimizzava ma noi lo abbiamo accompagnato in ospedale. I medici non hanno riscontrato lesioni interne ma, comunque, un trauma cranico. Omar ha insistito per partire lo stesso. Dopo tre giorni, è morto”.
Quali erano le sue passioni?
“Prima di tutto la musica: sognava di diventare un cantante. Ma amava anche cucinare: ha lavorato come fornaio, cuoco e pasticcere. Poi come barista, al mio fianco. Era un grande lavoratore”.