MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Viale Ortles, l’officina ripara le bici dei clochard-fattorini

Si creano due ruote anche da “rottami”

Annibale Osti dell'associazione Miraggio (NewPress)

Milano, 26 maggio 2018 - In cortile fa capolino una bici sottosopra e senza una ruota. Accanto, un borsone colorato con la scritta «Just eat». È l’ora di pranzo. «Il ragazzo che l’ha portata stamattina (ieri per chi legge, ndr) avrebbe voluto che la sistemassi subito, ma stavo tenendo un corso». Lo racconta Annibale Osti, tra i soci dell’associazione Miraggio, nata nel 2006 al Villaggio Barona, che insieme a Giovanni Torrani gestisce la ciclofficina tra viale Ortles e via Calabiana all’interno del domitorio comunale Casa dell’accoglienza Enzo Jannacci. La ciclofficina è stracolma di bici e attrezzature.

«Uno spazio che abbiamo avuto in comodato d’uso dal Comune in cambio di manutenzione e riparazione delle bici degli ospiti del dormitorio e dell’organizzazione di corsi di formazione. Sia per insegnare a curare e gestire il proprio mezzo, sia per instradare chi lo desidera verso questo mestiere», continua Osti. Lo spazio è attivo da 4 anni. E oggi, sempre più, la bici è uno strumento di lavoro: tanti senza dimora si sono trasformati in rider, fattorini che «volano» da una parte all’altra della città per consegnare pasti a domicilio. «Lo zoccolo duro è di una decina di persone che lo fanno a tempo pieno. Ma sono quattro volte di più quelli che si arrabattano, che fanno questo così come mille altri lavoretti...». Stranieri, età media tra i 30 e i 35 anni. Non solo gli ospiti di viale Ortles ma anche migranti accolti in centri vicini, come quello di via Balduccio Da Pisa. Per tutti, la ciclofficina rappresenta il primo “pit stop” per rendere la propria dueruote efficiente. E spesso Osti deve compiere è un miracolo: molti si procurano il proprio veicolo ai mercatini dell’usato e portano in viale Ortles mezzi con copertoni rotti, freni da cambiare, movimento centrale (quello in cui si innestano i pedali) in tilt. «Per noi è una sfida. Sappiamo che le bici servono per il lavoro e facciamo di tutto per renderle efficienti». Altri veicoli invece sono fin da subito in buone condizioni e richiedono solo manutenzione regolare. «Chi si sostenta solo con questo lavoro investe nella bici – racconta l’artigiano –. E a poco a poco, riuscendo a guadagnare, riesce anche a migliorare le condizioni del suo mezzo». Ma quando la bicicletta non funziona è un dramma: niente consegne, niente soldi. Da qui, l’insistenza del ragazzo di ieri, che avrebbe voluto subito la riparazione. È di poche parole.

«Non mi piace questo lavoro – dice – è faticoso ed è pagato poco. Sto cercando un’alternativa». Dalla sua postazione, Osti osserva i rider di viale Ortles. «Lavorano di più quando piove», sottolinea. Il brutto tempo incentiva le persone a farsi portare il pranzo piuttosto che a uscire. E la pioggia e il fango non sono un toccasana per le dueruote, «c’è chi viene a rimettere in sesto il suo veicolo una volta a settimana». E per pagare? «Siamo un’associazione, a ciascuno chiediamo ciò che può dare». Se si è fortunati, è possibile procurarsi una bici direttamente alla ciclofficina, «perché grosse aziende che fanno rottamazioni ci donano bici. Ne abbiamo appena ceduta qualcuna a dei ragazzi che hanno ottenuto una borsa lavoro: ci pagheranno “a rate” non appena cominceranno a guadagnare».