
Milano – Personale in più, ma non il boom che ci si aspettava dopo che il Covid ha spinto le assunzioni nelle strutture ospedaliere. Anzi, rispetto al 2020, nel 2021 si intravede già qualche segno meno proprio tra i medici. Questo il quadro che emerge dal rapporto appena pubblicato dal ministero della Salute, che aggiorna al 31 dicembre 2021 i numeri sui dipendenti del Servizio sanitario nazionale, personale delle Asl e degli Istituti di ricovero pubblici ed equiparati (a cura dell’Ufficio di statistica - Direzione generale della digitalizzazione del sistema informativo sanitario e della statistica).
Per quanto riguarda la Lombardia, nel 2021 c’erano 89.802 dipendenti tra aziende sanitarie locali e aziende ospedaliere, di cui il 74,1% donne (la media nazionale è del 69,1%). Di questi, medici e odontoiatri sono 13.282, gli infermieri 37.284 (82,3% donne). Tanti o pochi?
Nel complesso, se si guarda a 10 anni fa, si è sotto i 90.411 del 2013. Rispetto al 2019, quando il personale dipendente era di 88.142 persone, si vede un leggero incremento (+1.660), legato appunto alle assunzioni per la pandemia. Nonostante i molti bandi, però, sono pochi i medici in più: erano 13.282 nel 2019, sono diventati 13.407 nel 2021 (+125 spalmati tra tutte le aziende ospedaliere regionali) e addirittura se si guarda al dato 2020 si rileva già un leggero calo (-14). In aumento, invece, il personale infermieristico (37.284 nel 2021, 35.574 nel 2019).
Entrando nel dettaglio delle singole aziende ospedaliere, gli incrementi di personale dipendente sono stati disomogenei. Prendendo come riferimento il 2019, l’aumento maggiore si è avuto in Asst della Brianza (Vimercate) con il 57% di personale dipendente in più; segue il +10% in Asst della Franciacorta (Chiari) e il +9% in Asst Bergamo Ovest (Treviglio). In 7 aziende ospedaliere lombarde, invece, si vede un calo. Il più rilevante in termini percentuali è il -29% dell’Asst di Monza; segue il -6% di Asst Valtellina e Alto Lario (Sondrio).
!In generale sono dati preoccupanti, soprattutto alla luce dei bisogni emergenti di una popolazione che per fortuna invecchia – commenta Angela Raffaella Cremaschini, segretaria generale della Cisl Fp Lombardia –. Ci sono state importanti procedure concorsuali ma altrettanto importanti fuoriuscite dal mondo del lavoro, pensionamenti e altre scelte di vita. La precedente contrazione di assunzioni nel periodo dei tagli alla spesa pubblica non è stata colmata. Oggi non sono nemmeno coperti i posti disponibili nei corsi di laurea nelle diverse professioni". Che fare? "In un contesto di scarsità, servono pianificazione e programmazione con visione del futuro. Occorre rendere attrattive le professioni di cura attraverso la creazione di consenso sociale, riconoscimento economico e un ambiente lavorativo con benessere organizzativo".