MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Nubifragio a Milano: bimbi ostaggi a scuola. E non arrivano nemmeno i pasti

Trecento allievi bloccati fino a sera alla primaria Locatelli e alla media Tommaseo. Disagi a Niguarda e all’Isola, abitazioni restano senza corrente

L’ingresso della scuola Locatelli in via Veglia, con marciapiede e strada allagati

L’ingresso della scuola Locatelli in via Veglia, con marciapiede e strada allagati

Milano, 23 settembre 2025 – Oltre 300 bambini e ragazzi ostaggi del Seveso insieme agli insegnanti e a tutto il personale scolastico. Così per tutto il giorno, alla primaria Locatelli e alla secondaria di primo grado Tommaseo in via Veglia e in piazzale Istria. Plessi confinanti, circondati dall’acqua. “Un incubo. Ho riabbracciato mio figlio alle 19.45” racconta un papà. Così decine di altri. Mentre nel corso della giornata altri genitori avevano preferito raggiungere i propri bambini e “guadare“ il torrente con i piccoli sulle spalle.

Al pomeriggio sembrava di essere tornati ai tempi del Covid, con scene di saluti dalla strada alle finestre. Soltanto che in questo caso la barriera non era rappresentata dal virus ma da una strada sommersa dall’acqua. “I bambini non hanno neanche mangiato perché era impossibile recapitare i pasti di Milano Ristorazione”, hanno fatto sapere alcuni genitori nel primo pomeriggio, organizzandosi per far recapitare del cibo attraverso i vigili del fuoco nel frattempo intervenuti.

Attorno alle 16.30, sul sito della scuola è stato comunicato che “la fornitura alimentare è stata distribuita nelle due scuole e che la Protezione Civile sta definendo la modalità più idonea di possibile evacuazione degli alunni e del personale scolastico”.

Poi, a scaglioni, gli alunni sono stati accompagnati in largo Desio angolo via Galli, dove i genitori li aspettavano. “Per loro è stato un divertimento – sottolinea Valerio Vici –, per noi genitori e per gli insegnanti un po’ meno. Io ho preferito andare a prendere mia figlia, di 8 anni, a scuola nonostante l’acqua, e portarla via in braccio”. Tanti non nascondono la propria indignazione “per una situazione non degna di Milano, che poteva essere gestita diversamente, chiudendo le scuole nel punto ‘caldo’ fin dal mattino”, evidenzia un papà.

Sempre nella zona di Niguarda e viale Zara, in mattinata è stata evacuata la scuola paritaria di via Val Cismon e alle 12.30 sono stati fatti uscire i bambini della scuola di via Arbe. Ma problemi e infiltrazioni dovuti al maltempo si sono verificati anche in scuole superiori in più parti della città, come al Molinari di via Crescenzago (danni all’Auditorium ma è già in programma un intervento) e all’Einstein in zona corso Lodi, al Cavalieri-Marignoni di via Melzi D’Eril, al Galvani di via Gatti e allo Steiner di via San Dionigi.

Nell’elenco della Città metropolitana anche il Gadda di Paderno Dugnano, Maggiolini e il Cavalleri di Parabiago, il Torno di Castano. Ancora: a Magenta Bramante ed Einaudi, Alessandrini di Corbetta e l’istituto omonimo di Vittuone. Problemi per allagamenti anche al Bachelet di Abbiategrasso, all’Istituto Calvino di Opera e al Benini di Melegnano.

Il Seveso alla porta: ci si arrangia come si può (Fasani)
Il Seveso alla porta: ci si arrangia come si può (Fasani)

Ma è stata una giornata da dimenticare non solo per le scuole. In piazzale Istria, a un certo punto lo spartitraffico era diventato l’unico punto asciutto, dove la gente si raccoglieva come su un’isola felice. “Io devo andare all’ospedale Niguarda per una visita alle 12.45 e non ho la più pallida idea di come arrivarci”, dice Francesco Valenti. “Io sono andata a prendere mio figlio alla scuola Locatelli perché non si è sentito bene”, fa sapere Rachele Aiudi. Senza saperlo, ha evitato di restare una giornata in balìa del torrente, come gli altri genitori. Più avanti, in corrispondenza della fermata Marche della metro Lilla, un uomo cammina proteggendosi gambe e piedi con dei sacchetti di plastica annodati insieme. “Sono appena uscito da Villa Marelli – racconta l’uomo, Elio Regattieri, di 86 anni –, dove avevo una visita. Sono arrivato alle 10.30 in auto, accompagnato. Ma ora l’auto non parte più a causa dell’acqua”.

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Il giardino Wanda Osiris sommerso dall'acqua

E c’è chi, anziché proteggersi con buste di plastica, preferisce affrontare la strada a piedi nudi. Oppure con i tacchi a spillo. Sì: tra piazzale Lagosta e via Garigliano, al quartiere Isola, la modella etiope Fenet Merkebu che è Milano per la Fashion week sfida la corrente con i piedi infilati nelle sue scarpine e gli scarponcini in mano. “Mi trovo meglio così”.

In certi punti sono i cittadini che scoperchiano tombini e cercano di far defluire l’acqua, anche pulendo le grate. “In questo angolo, se non ci fossimo noi a darci da fare saremmo sott’acqua ancora di più. Una vergogna, è la terza volta che succede”, fa sapere Carmine Prisciandaro della trattoria “Il Marinaio“ in via Pepe. “Anche noi – conclude Claudia Camelia, residente in via Padre Reginaldo Giuliani – siamo abbandonati. Bloccati in casa, senza corrente. Ogni volta è un disastro”.