MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Piazza Tirana: erbacce, baracche dei nomadi e falò: dopo le promesse, restano i bivacchi

Dopo la morte di un uomo sui binari e un grave rogo, solo promesse

PROMESSE TRADITE A metà novembre l’incendio in una baracca nel quale rimase ustionata una ragazza di 18 anni Da allora tante promesse e nessun fatto

Milano, 2 marzo 2017 - Assi di legno, lamiere e teloni trasparenti. Tra le erbacce, vecchi mobili e segni di falò accanto a cumuli di stracci e rifiuti. È la scena che si apre a poche decine di metri dai binari della stazione ferroviaria di San Cristoforo, un mini-accampamento lontano dagli sguardi. Per raggiungerlo bisogna andarci apposta, percorrere il sottopasso, uscire dall’ultima porticina e, dopo essersi lasciati alle spalle la stazione, accedere a un terreno con cespugli e un acquitrino da cui si vedono spuntare i tetti di baracche improvvisate: ieri pomeriggio ne abbiamo contate quattro, rifugi di fortuna che si popolano la sera. Alla luce del sole non c’è anima, restano però i giacigli, i segni di fuochi e gli avanzi di cibo. Sopra la carcassa di un frigorifero spuntano utensili, come ci fosse una cucina a cielo aperto.

E pare non essere cambiato nulla, in questo spicchio di terra tra piazza Tirana e il Naviglio Grande, dall’ultima volta in cui ci eravamo avventurati. Era la metà di novembre e una baracca aveva preso fuoco nella notte: le fiamme avevano ustionato una ragazza di 18 anni, romena, che dormiva nella tenda insieme a marito e cognato, gemelli, connazionali, di 22 anni. La giovane aveva riportato ustioni al viso, alla mano e a un piede e se l’era cavata senza gravi conseguenze. Gli altri due erano riusciti a uscire in tempo dal rifugio diventato trappola, con pareti di stoffa infiammabile carbonizzatesi in pochi secondi. Colpa di un braciere, acceso per scaldarsi nella fredda notte.

Secondo incidente in un mese a ridosso dei binari, visto che poco più di un mese prima (era il 13 ottobre) un uomo e una donna rom erano stati travolti da un treno a 300 metri dalla stazione San Cristoforo. Il primo, di 35 anni, era morto sul colpo, mentre la seconda, di 25, aveva riportato un trauma cranico e una gravissima ferita a un piede. A novembre, dopo l’incendio, erano rimasti solo i segni di un accampamento andato a fuoco. Ma le mini-baraccopoli sono ancora realtà. Un pericolo per chi attraversa quel sentiero di terra fangoso, magari al buio, a pochi metri dai binari. Un viavai per niente sicuro soprattutto se per raggiungere l’insediamento non si utilizza il sottopasso ma si attraversano le rotaie. Gli habituè della stazione scrollano le spalle: «Qui è sempre così», sospira una pendolare. Dopo il rogo, Rete ferroviaria italiana aveva fatto sapere che la tenda bruciata non era all’interno del sedime ferroviario. Le baracche avvistate ieri? Mistero. In ogni caso, fa sapere l’azienda, da lunedì sono cominciati gli sgomberi degli insediamenti sorti lungo i binari, dalla periferia al centro. Interventi a cura di Gruppo Fs, polizia locale e Polfer.