PAOLA ARENSI
Cronaca

Noi, ostaggio dei cinghiali. La protesta degli agricoltori: "Danni e incidenti, ora basta"

Raccolti compromessi, rimborsi parziali e a rilento. Davanti alla Regione esplode la rabbia. Sei milioni le perdite. Alessandro Rota, presidente lombardo di Coldiretti: siamo esaperati. .

Noi, ostaggio dei cinghiali. La protesta degli agricoltori: "Danni e incidenti, ora basta"

Cinghiali e nutrie distruggono campi e raccolti: scatta la mobilitazione di migliaia di soci Coldiretti Milano Lodi e Monza Brianza di fronte a Palazzo Pirelli, sede del Consiglio regionale. "Si applichino subito, a livello regionale, le misure previste dal decreto interministeriale 2023, per l’adozione di un Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica – ha detto il presidente Alessandro Rota –. Siamo esasperati". Con loro, a dare eco a questa situazione, c’erano anche le istituzioni. Il bilancio è pesante: "Ammontano ad almeno 300mila euro i danni provocati, in un anno, dai cinghiali, tra Lodigiano e Milanese" ha ribadito Rota. In generale, le stime che riguardano i danni provocati dai selvatici in Lombardia sono di circa 6 milioni di euro. "Senza contare che, in molti casi, gli agricoltori decidono di non denunciare. I danni infatti vengono rimborsati solo in minima parte. Inoltre gli animali selvatici mettono a rischio anche la sicurezza delle persone" hanno incalzato. Nel 2023, secondo i dati dell’Associazione Sostenitori Amici della Polizia Stradale, in Italia sono stati 193 gli incidenti con morti o feriti, col coinvolgimento di animali: l’88% è stato provocato da un selvatico. La Lombardia è la seconda regione, insieme alla Campania, con 20 episodi in un anno, poi c’è la Toscana con 23". Matteo Foi, allevatore di Abbiategrasso (Milano), rivela che "per gli ungulati arriviamo anche a 30mila euro e più di danni diretti all’anno, ai quali vanno aggiunti i costi indiretti". "Avendo l’azienda agricola proprio al confine con il Parco del Ticino, ho deciso di mettere 3 chilometri di recinzione – spiega Stefano Invernizzi, imprenditore agricolo di Magenta, nel Milanese –. Alcuni animali però sono passati comunque. Non solo fanno danni alle coltivazioni, ma scavano buchi nel reticolo idrico". Per Riccardo Asti, allevatore di suini a Pieve Fissiraga, Lodi, "i danni diretti più pesanti sono causati dalle nutrie, che ormai ogni anno si mangiano anche il 10 % delle produzioni". "I cinghiali rappresentano un problema – commenta Emanuele Gimondi, agricoltore di Montanaso Lombardo (Lodi) – Ma i danni da nutrie, arrivano persino al 10% delle produzioni". Angelo Casali, agricoltore di Berzo San Fermo (Bergamo) e Gian Carlo Bongiolatti di Berbenno (Sondrio), spiegano che "il ribaltamento del cotico erboso rende il prato inservibile per un paio d’anni, in pratica non produce più nulla". "Le nostre aziende sono martoriate dai cinghiali – interviene Alberto Buffoli, imprenditore di Vobarno (Brescia) –. È diventato ormai impossibile coltivare il mais, mentre i foraggi vengono contaminati dalla terra che i cinghiali alzano rivoltando la cotica erbosa". "Ero quasi abituato alle incursioni di nutrie, volpi, tassi, corvi e dall’anno scorso devo fare i conti anche con i cinghiali" spiega Diego Amista, agricoltore di Motteggiana (Mantova) . "Sono vettori di malattia" conferma Benedetta Belotti, di Agnadello (Cremona). C’è anche poi chi teme di dover abbandonare la propria attività, come Angelo Crispi, 38 anni di Porlezza (Como) :"Io rischio di chiudere per andare a lavorare in Svizzera, come tanti altri. Stipendi alti contro una situazione che, oggi, vede la mia azienda solo sopravvivere. I danni? Vengono sottostimati e pagati solo in parte". "Negli ultimi anni la situazione è drammaticamente peggiorata anche in montagna – racconta Antonio Ciappesoni, allevatore di Bulciago (Lecco)".