
Nicolò Fatai detto Nico, 33 anni, da più di un anno è comandante sui Boeing 737
Milano – Volare ad alta quota non è mai stato così social. Parola di Nicolò Fatai: il pilota di linea milanese, ha raggiunto quasi centomila follower sul suo profilo Instagram “The Italian Pilot”. Per Fatai, presente anche su TikTok e YouTube, la pagina online è un po’ come un diario di bordo; ogni giorno racconta le sue esperienze in volo e sfata falsi miti legati al mondo dell’aeronautica; ad esempio spiegando le dinamiche che hanno innescato gli incidenti aerei tristemente entrati nella storia. Il pilota, che ormai da anni fa il pendolare tra gli States e l’Italia, utilizza i social per portare i suoi utenti tra le nuvole. A sbirciare nella cabina di pilotaggio dei famigerati Boeing 737.
Fatai, qual era il suo sogno da bambino?
“Ho sempre desiderato essere un pilota. Anzi, si potrebbe dire che ho sempre avuto “la testa tra le nuvole”: i miei amici dell’epoca possono confermare. Da bambino studiavo la meccanica degli aerei, volevo capire come potessero spiccare il volo. Poi, crescendo, dalla teoria sono passato alla pratica. Per me volare non è un semplice lavoro, è un sogno diventato realtà”.
Qual è stato il viaggio che l’ha emozionata di più?
“Decisamente il mio primo volo. Era il 2016 e stavo partendo dall’aeroporto di Chicago: ricordo ancora l’emozione che ho provato quando ho indossato la divisa da pilota per la prima volta e sono salito a bordo. Anni prima, quando ancora studiavo per inseguire il mio sogno, immaginavo spesso quel giorno e nella mia testa provavo a immaginare che cosa avrei potuto pensare o sentire: la realtà ha di gran lunga superato la fantasia”.
Ha mai avuto paura?
“No, paura mai: è un elemento di distrazione che il pilota non può permettersi. Quando si vola bisogna monitorare anche lo stress: un livello medio-basso non è automaticamente un elemento negativo, anzi ci mantiene vigili e in allerta”.
Nel 2024 ha fatto il suo ingresso sui social: come mai ha preso questa decisione?
“Negli Usa ci sono tanti piloti che postano video online, in Italia è una pratica meno diffusa. Un giorno, mentre mi trovavo a Chicago, ho pensato: “La vita di un pilota italiano negli Stati Uniti può essere interessante?“ Ed ecco che i miei contenuti sono diventati virali. Per me, però, è anche uno strumento per contrastare la disinformazione che aleggia intorno al mondo dell’aeronautica”.
In molti suoi video cerca di spiegare le dinamiche degli incidenti aerei: si riferisce anche a questo?
“Assolutamente sì. Noi piloti siamo molto analitici: i dati sono il nostro unico credo. Quando si verificano degli incidenti si innescano sempre gli stessi due meccanismi: da una parte i media riportano la notizia senza approfondirne le cause, dall’altra spuntano sul web cospirazionisti che diffondono teorie fuorvianti sulle cause di questi tristi eventi. Diventa fondamentale spiegare alle persone le dinamiche di questi incidenti, non basta dare la colpa al pilota. E molte volte queste disgrazie diventano un pretesto per diffondere razzismo o sessismo: diversi miei colleghi sono stati insultati in quanto afroamericani o donne. Personalmente lo trovo inaccettabile e faccio del mio meglio per fare chiarezza”.
La disinformazione spesso crea timori nei confronti degli aerei: quale consiglio si sente di dare a chi ha paura di volare?
“Informarsi sempre e ignorare il cospirazionismo che serpeggia sui social. La chiave per superare la paura è sempre la conoscenza”.