
Un reparto di neonatologia (Foto di archivio)
Milano, 16 novembre 2017 - Ha tentato di rapire, a luglio scorso, una neonata alla Clinica Mangiagalli. Ora la 33enne ecuadoregna, a processo a Milano con l'accusa di sequestro di persona aggravato e sottrazione di minori, vuole risarcire i genitori della piccola. Il processo, che si è aperto oggi davanti alla V sezione penale del Tribunale, ha fatto registrare momenti di tensione quando la donna, in cella da oltre 4 mesi, si è trovata faccia a faccia con il padre della piccola, al punto che sono dovuti intervenire gli agenti di polizia penitenziaria che la scortavano in aula.
Come emerso dalle indagini, la casalinga di Mediglia, nell'hinterland milanese, e con una figlia di 7 anni avuta da una precedente relazione, avrebbe tenuto nascosto al convivente, un operaio, di aver abortito "per paura di essere lasciata". Aborto di cui nessuno si era accorto in quanto l'imputata aveva preso parecchi chili al punto da fare credere che la gravidanza stesse procedendo per il meglio. Il giorno in cui avrebbe dovuto dare alla luce quel figlio che invece non portava più in grembo, la donna avrebbe messo in atto il suo folle proposito tentando appunto di rapire la neonata.
Il risarcimento, qualora ci fosse un accordo tra i difensori della parte civile (i genitori della bambina) e il legale della donna, l'avvocato Nicola D'Amore, non porterebbe comunque alla chiusura del dibattimento, ma potrebbe influire positivamente sulla decisione del collegio, che ha deciso di rinviare l'udienza al prossimo 14 dicembre.