E' morto Nedo Fiano, uno degli ultimi testimoni della Shoah

Aveva 95 anni. Il figlio Emanuele, deputato del Pd: "Ognuno di noi conserva nei propri ricordi e che nessuno potrà strapparci. Neanche quando tutto cambia, o finisce"

Nedo Fiano (Foto Facebook)

Nedo Fiano (Foto Facebook)

Milano, 19 dicembre 2020 - Si è spento oggi a Milano Nedo Fiano, 95 anni, sopravvissuto ad Auschwitz ed instancabile Testimone della Shoah. "Papà ci ha lasciati. Ci rimarranno per sempre le sue parole e il suo insegnamento, il suo ottimismo e la sua voglia di vivere. Non avrò mai io la forza che ebbe lui e che lo fece risalire dall'abisso, ma da lui ho imparato che per le battaglie di vita e contro ogni odio bisogna combattere sempre. Questo ci ha insegnato la memoria che lui ha contribuito a diffondere. Sia lieve a papà la terra che lo accoglie e sempre su di noi la sua mano ci protegga", ha detto il figlio Emanuele Fiano, deputato milanese del Pd.

Qualche giorno fa, sempre il deputato si era lasciato andare a qualche pensiero sul suo profilo Facebook, facendo intendere che qualcosa stava succedendo e cambiando: "Aspetto notizie del mio papà, sto sempre con il telefono in mano, e la notte il sonno è leggero come una piuma, papà è debole, molto debole, forse è stanco di resistere a 95 anni, forse ha concluso il suo ciclo; è curato con amore ed è pensato con amore a distanza, da tutti noi che non possiamo essere ogni secondo con lui per via del Covid. È ancora vivo, l’ho visto per un minuto o due e l’ho carezzato, gli occhi chiari nel viso pallido si voltavano verso di me senza riconoscermi". E ancora: "Ognuno di noi conserva nei propri ricordi e che nessuno potrà strapparci. Neanche quando tutto cambia, o finisce. Neanche quando per una persona, neanche quando per tuo padre non ti sta che rimanendo l’amore ed il pensiero di tutto quello che lui di bello è stato. Conservate la memoria, nessuno potrà strapparvela, sarà dolce come l’amore che avete ricevuto o amara come la tristezza delle delusioni, ma sarete voi senza altre mediazioni, sarà la strada che avete percorso, i giochi che avete giocato, le musiche che avete ascoltato. Siamo noi la nostra memoria. Anche quando i più duri distacchi si annunciano non smettete di ricordare. La memoria è vita".

Ed è un ricordo di affetto quello del presidente della Comunità Milo Hasbani, il Rabbino Capo Rav Alfonso Arbib, tutto il Consiglio e comunità intera."Oggi abbiamo perso un pezzo della nostra memoria - ha detto Milo Hasbani - ho potuto assistere con grande interesse quando parlava ai ragazzi della Scuola ebraica e non solo, che lo ascoltavano in religioso silenzio. Ai figli Enzo ed Emanuele a Milano e Andrea negli Stati Uniti, ai nipoti e a tutta la famiglia un forte abbraccio". Un pensiero arriva anche da Silvia Roggiani, segretaria del Pd Milano metropolitana: "I suoi ricordi hanno tessuto memoria. Memoria che oggi custodiamo come uno scrigno e che ci impegneremo a tramandare con la stessa passione e amore con cui Nedo ha saputo fare con noi. A suo figlio Lele e a tutta la sua famiglia il mio abbraccio e cordoglio".

Nel 2008 Nedo aveva ricevuto l`Ambrogino d`Oro della Città di Milano. "Personalmente non mi esalto per i riconoscimenti", disse in quell'occasione a Mosaico (Bet Magazine), testata ufficiale della comunità ebraica di Milano, "anche se sono grato, perché in assoluto mi interessano i valori e vedo che in questa circostanza si è voluto sottolineare il pensiero e il ricordo dello Sterminio di cui grande parte fu il campo di Auschwitz-Birkenau, quindi non premiare una persona ma il ricordo di quanto avvenne in quel tempo. Cosa ho fatto io? Io ho ricordato, perché ritengo che il ricordo sia un tesoro ricchissimo, un importante patrimonio da trasmettere, perché solo con la memoria del passato si può costruire un solido presente e si può guardare al futuro con fiducia; il presente è figlio del passato e padre del futuro, da qui discende l'utilità del passato e del ricordo anche per rispondere alla domanda perché è accaduto? e potrà ancora accadere? e in quella occasione aveva parlato con la nostra redazione, che più volte negli anni aveva raccolto i suoi ricordi". Questa la motivazione della Medaglia d`Oro del Comune di Milano: "Protagonista e testimone attivo della più grande tragedia del novecento, la Shoah. Deportato ad Auschwitz nel 1944, pur avendo subito gli orrori della persecuzione nazista e la perdita di tutta la famiglia nei campi di concentramento, non ha mai smesso di credere nella vita e nell'uomo, dedicando la sua opera e il suo impegno civile al dovere del ricordo e all'irrinunciabile difesa della dignità umana e del dialogo fra i popoli. La sua è una memoria che diventa storia e monito per le nuove generazioni affinché l'oblio e il silenzio non prevalgano, e il ricordo di quei fatti atroci sia di sostegno ad una convivenza civile rispettosa di ogni uomo".  

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