SANDRO NERI
Economia

Marcegaglia e la manovra: "Cruciale sostenere giovani e imprese"

L’imprenditrice ed ex presidente di Confindustria: l’Italia si aiuta spingendo su crescita e produttività "Il taglio dell’Irpef? Positivo, per carità. Ma se non c’è competitività sul lungo periodo, allora è inutile".

Emma Marcegaglia, 59 anni, imprenditrice ed ex presidente di Confindustria

Emma Marcegaglia, 59 anni, imprenditrice ed ex presidente di Confindustria

Cernobbio (Como), 6 settembre 2025 – Con la manovra economica, dice, il governo può fare molto: "Bisogna sostenere la crescita di lungo termine, le imprese e i giovani". Ma molto deve fare anche l’Europa, stretta nella morsa dei dazi di Donald Trump: "Servono riforme, a cominciare dal potenziamento del mercato unico europeo e dall’emissione di eurobond per gli investimenti. Il punto di partenza è una maggiore integrazione europea". A Cernobbio per il forum sull’economia organizzato da The European House - Ambrosetti, Emma Marcegaglia riassume il sentiment degli imprenditori sulla congiuntura e sulla legge di bilancio in gestazione.

"Si parla molto di dazi e politica americana. È un problema serio, che impatta sulle imprese. Non credo che sia sufficiente dire: ci arrangiamo, troveremo una soluzione. L’impatto c’è, eccome".

Presidente della holding di famiglia, che guida insieme al fratello Antonio, Emma Marcegaglia, già numero uno di Confindustria e di Business Europe, parla di "un po’ di timore e soprattutto dì incertezza. Anche se poi, come sempre, gli imprenditori cercano di fare il meglio possibile".

Da imprenditrice cosa si aspetta dalla manovra del governo?

"ll nostro Paese è apprezzato dai mercati internazionali; abbiamo gestito deficit e debito con grande accortezza e questo è importante. Abbiamo ridotto lo spread che è passato da 200 a 80. Però continuiamo a crescere poco. C’è un tema forte di crescita e di produttività. È importante che la manovra vada in questa direzione".

Priorità?

"Mi aspetto che prima di tutto venga finalmente affrontato il tema del costo dell’energia elettrica: il decreto sull’energy release non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale; del gas release si sono perse le tracce a fine 2023. Non solo: a fine anno verranno anche meno tutti quei supporti che ci sono stati finora. Penso a industria 5.0, che pure ha funzionato poco, a Industria 4.0, alle misure sull’innovazione, le tecnologie, l’automazione. Come minimo ci aspettiamo che vengano ripristinate e rafforzate. Qui a Cernobbio, nell’ultima tavola rotonda, il dibattito era concentrato sulla tecnologia AI ed è emerso che sarà il vero driver della crescita dei prossimi anni".

È giusto puntare sul taglio dell’Irpef per i ceti medi o sostenere, come chiede Confindustria, l’apparato produttivo?

"Sono d’accordo con il presidente Orsini. Per carità, ridurre l’Irpef è importante, ma se non rendiamo le aziende più competitive non ci sarà crescita di lungo periodo. Credo che il governo dovrebbe veramente concentrarsi su questo. Sappiamo bene che la produttività europea e italiana rispetto a quella americana sono drammaticamente più basse. Noi non stiamo crescendo".

Quali le politiche che il governo dovrebbe mettere in campo per conciliare il rigore dei conti pubblici e la spinta verso la crescita dell’economia?

"Servono soluzioni capaci di incidere sul lungo termine, in grado di rendere il Paese maggiormente capace di crescere. Misure che durano solo un anno danno magari un po’ di sollievo, ma non risolvono il problema. Servono interventi più strutturali. A maggior ragione in un momento in cui dobbiamo pagare dazi oltre il 15% che è un problema che non va sottovalutato".

La preoccupa la politica di Trump?

"I dazi sono tasse sui consumatori e sugli importatori e questo crea problemi sia all’Europa sia all’Italia. Ridurrà il nostro livello di export. Nel 2018, con i dazi al 25%, nel giro di un anno l’export di acciaio dall’Europa verso gli Stati Uniti era calato il 15%. Nel lungo periodo non faranno bene nemmeno agli Stati Uniti".

Come finirà questo braccio di ferro?

"Mi pare che Trump guardi soprattutto all’andamento dei mercati. Speriamo che a un certo punto i mercati diano segnali chiari e gli imprenditori americani pure. Perché questa situazione crea troppa incertezza".

Che fare?

"È importante che l’Europa cerchi di mantenere la barra dritta continuando a trattare per ottenere il massimo possibile. Fondamentale che l’Ue rafforzi il mercato unico, riduca le barriere interne, snellisca drasticamente la burocrazia, investa di più in ricerca e innovazione. L’Europa deve reagire. È un segnale positivo la firma dell’accordo sul Mercosur, ma servono anche un mercato unico dei capitali privati e un debito pubblico comune. Ed è necessario superare il voto all’unanimità che oggi blocca la maggior parte delle decisioni".

A Cernobbio si è parlato di giovani come risorsa. Valerio De Molli ha lanciato un appello alle imprese: "Fate presto".

"L’ho molto apprezzato. In Italia abbiamo un enorme problema di demografia, di calo delle nascite. Abbiamo ancora un milione di ragazzi che studiano e non lavorano, abbiamo solo il 31% dei laureati e un tasso di abbandono molto più alto della media europea. È un tema sul quale dobbiamo concentrarci molto. Dobbiamo lavorare insieme, imprese, istituzioni e governo, per cambiare il volto della scuola e della formazione. Noi imprese dobbiamo cercare di attrarre i giovani anche pagandoli di più".