
Droga sequestrata
Estradizione del narcos congelata, almeno fino a quando la Corte d’Appello di Milano scioglierà la matassa di un ricorso che blocca il procedimento. La condanna, arrivata quando l’uomo era già latitante, secondo la difesa è da annullare perché l’imputato "mai ha avuto contezza dell’esistenza del procedimento a proprio carico né tantomeno ha mai ricevuto alcuna comunicazione". Dopo il processo d’appello seguito da un avvocato d’ufficio, quindi, non ha potuto presentare un ricorso in Cassazione, e la sentenza è divenuta così definitiva "a sua insaputa". Schermaglie giuridiche sull’asse Milano-Asuncion, la capitale del Paraguay dove il narcos è detenuto in attesa dell’esito della richiesta di estradizione avanzata dall’Italia. Per quasi vent’anni il 40enne colombiano Ronald Fabian Zamudio Pineda è stato latitante in Sudamerica: sulle spalle una condanna mai scontata a 15 anni di reclusione, inflitta a Milano, con l’accusa di aver fatto parte di una banda di narcos colombiani al centro di un traffico di cocaina in Lombardia.
Una latitanza terminata lo scorso 11 settembre, quando l’uomo è stato arrestato dalla polizia paraguayana in esecuzione di un mandato d’arresto internazionale. Zamudio Pineda ha operato in Italia, legato alle organizzazioni criminali di Bogotà, fra il 2000 e il 2004, ancora ventenne, fino a quando il suo nome è finito al centro di un’inchiesta sul narcotraffico. L’uomo è finito sotto accusa per traffico di stupefacenti. A suo carico una serie di episodi, avvenuti fra Milano e Bresso. Il 4 maggio del 2004 gli investigatori documentano la cessione di 100 grammi di cocaina a un italiano. Dieci giorni vende alla stessa persona altri 100 grammi di droga. Il 15 ottobre dello stesso anno aumenta il carico: 975 grammi di coca passati sempre nelle stesse mani. Quando si celebra il processo, però, l’uomo ha già lasciato l’Italia, beffando la giustizia.
Nel 2009 è arrivata la condanna a 15 anni di carcere emessa dalla Corte d’Appello di Milano (poi divenuta definitiva). Il colombiano intanto era latitante, nel suo Paese d’origine e in Bolivia, per quasi metà della sua vita incurante del mandato di cattura e delle ricerche in collaborazione con l’Interpol. L’arresto è scattato in Paraguay, Paese con un ruolo sempre più importante nelle rotte dei trafficanti. Ed è iniziata la battaglia legale, che il primo dicembre approderà davanti alla Corte d’Appello di Milano per discutere il ricorso presentato dal legale del narcos, l’avvocato Alexandro Maria Tirelli, dello studio International Lawyers Associates. Nel ricorso "si lamenta il mancato rispetto delle garanzie previste nel caso di procedimenti nei confronti di irreperibili, in quanto le notifiche non sono state effettuate regolarmente e non sono state esperite tutte le ricerche necessarie volte a garantire la conoscibilità del procedimento penale a carico del condannato. Ronald Fabian Zamudio Pineda non avendo avuto effettiva conoscenza non è stato messo nelle condizioni di potersi difendere". E l’Italia, ricorda il legale, "nel 2013 è stata condannata in sede internazionale per avere abusato dell’istituto, poi abolito, della contumacia".