NICOLA PALMA
Cronaca

Free Now Milano, l'ecotassa fantasma pagata dai clienti: maxi multa all’app taxi

Maggiorazione del prezzo di 0,80 euro: "Contributo per la sostenibilità". L’Authority: slogan ambientali usati per fuorviare i clienti

Taxi allo scalo milanese di Linate: l’App FreeNow tra i sistemi di prenotazione

Milano - Da quasi nove mesi, chi paga via app le corse in auto bianca con Free Now si ritrova nel conto finale 80 centesimi in più. La "clean air fee", vale a dire la "quota aria pulita", è stata introdotta a Milano, Torino, Roma e Napoli l’8 novembre scorso da MyTaxi, la società tedesca (controllata al 100% da una joint venture Daimler-Bmw) sbarcata nel 2015 all’ombra della Madonnina (e poi in altre sei citt à italiane) per rompere il monopolio dei radiotaxi. La "ecotassa", se così possiamo definirla, viene sommata al prezzo solo se si paga con l’applicazione, e non quando si salda l’importo direttamente col tassista (in contanti o con carta di credito). Peccato che per l’Antitrust la "fee" sia del tutto illegittima: per questo, l’Authority per la concorrenza l’ha bollata come "pratica commerciale scorretta", meritevole di una multa da 400mila euro e da eliminare entro 60 giorni.

A dar vita all’istruttoria sono state le due segnalazioni arrivate rispettivamente il 2 novembre e il 24 dicembre dello scorso anno dal sindacato Usb e da Altroconsumo, che hanno informato l’Antitrust del surplus di 0,80 euro applicato da MyTaxi-Free Now. Come si legge nelle motivazioni del provvedimento, la società si è difesa sostenendo che la "quota aria pulita" non costituisce il pagamento di un servizio supplementare né va considerata come una spesa a carico dei consumatori per il tipo di pagamento scelto, bensì è la "remunerazione che il passeggero paga per l’utilizzo del servizio principale (quello di intermediazione), fornito in forza di specifico rapporto contrattuale".

Di più: dietro la "fee", come da comunicazione inviata da MyTaxi agli utenti il 25 ottobre 2021, c’è la volontà di "accelerare il nostro piano di sostenibilità ed elettrificazione della flotta", anche attraverso una campagna decennale di incentivi ai tassisti per il passaggio all’elettrico. Di più: l’azienda ha specificato che una parte dei proventi della "clean air fee" sarà utilizzata per investire su colonnine di ricarica, lavaggio del veicolo ecofriendly, compensazione delle emissioni in eccedenza rispetto al budget annuale, ricevuta sostenibile e green e iniziative specifiche dedicate al passeggero. Infine, MyTaxi ha chiarito di aver fatto il massimo per comunicare la novità alla clientela. Detto questo, l’11 maggio l’azienda ha provveduto a sostituire la dicitura "clean air fee" con quella "costo di intermediazione" e a eliminare da tutti i materiali informativi "qualsiasi correlazione tra il suddetto costo e i progetti e le iniziative per la sostenibilità". Una mossa che non è bastata a scongiurare la sanzione dell’Antitrust. Che, dal canto suo, ha stigmatizzato due elementi su tutti.

Il primo: "L’omissione di informazioni rilevanti per prendere una decisione consapevole di natura commerciale risulta idonea a indurre in errore i consumatori nella propria scelta economica". Il secondo: "Ogni claim ( slogan pubblicitario, ndr ) ambientale, diretto a suggerire o, comunque, a lasciar intendere o anche solo a evocare il minore o ridotto impatto ambientale del prodotto o servizio offerto, deve riportare tali vantaggi ambientali in modo puntuale e non ambiguo e deve essere comunicato in modo corretto". Ciò non è avvenuto nel caso di Free Now, che ha "indicato iniziative del tutto generiche – ancora in fase di attuazione – e, in ogni caso, principalmente destinate a finanziare un fondo per gli incentivi ai tassisti per il futuro acquisto di auto elettriche, piuttosto che a compensare le emissioni di Co2 generate dalla corsa in taxi".