MASSIMILIANO MINGOIA
Cronaca

Museo Diocesano, bando nel mirino: la carica dei 109 contro l’archistar

Presentata un’istanza di autotutela: “Privilegiato lo studio di Cino Zucchi, la procedura è discriminatoria”. La lettera chiede all’Opera religiosa e al ministero della Cultura di sospendere la gara per il progetto

I rendering del progetto che punta a migliorare e ampliare il Museo Diocesano nei Chiostri di Sant’Eustorgio

I rendering del progetto che punta a migliorare e ampliare il Museo Diocesano nei Chiostri di Sant’Eustorgio

Milano - Le firme sono arrivate a quota 109 e sono quasi tutte di architetti. Firme apposte in calce a una lettera aperta di istanza di autotutela in cui viene contestato il bando lanciato pochi giorni fa dall’Opera Diocesana per la progettazione del Nuovo Museo Diocesano nei Chiostri di Sant’Eustorgio, nel cuore del quartiere Ticinese. Un bando per progettazione e direzione lavori del valore di 728.438 euro.

L’istanza, indirizzata all’Opera Diocesana e al segretariato lombardo del Ministero della Cultura, è stata presentata, tra gli altri, dagli architetti Enrico Molteni, Alberico Belgiojoso, Lorenzo Degli Esposti, Federico Mazza, dallo scrittore e architetto Gianni Biondillo, dal giornalista e architetto Luca Beltrami Gadola e dall’architetto ed ex assessore ai Trasporti ai tempi delle Giunte Albertini Giorgio Goggi. Il documento sottolinea che “dalla lettura del bando, si evince che è stato preceduto da un incarico affidato “in via privatistica” allo studio Cino Zucchi Architetti (studio CZA), progetto preliminare sviluppato in tutti gli aspetti e nell’agosto 2024 sottoposto alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano, che ha espresso parere preliminare di competenza”.

La lettera ricorda che lo studio di Cino Zucchi aveva già partecipato al concorso internazionale di progettazione per il Museo Diocesano lanciato nel 2007, concorso vinto dal progetto presentato dal gruppo Josep Llinàs Carmona, Carlo e Giovanni Valagussa, Gilles Clément e Giulio Boati, la cui proposta, però, alla fine non ebbe un seguito concreto. Tra i finalisti c’era anche la proposta di Cino Zucchi. L’istanza nota che “rispetto alla procedura del 2007, che aveva permesso il confronto di più proposte, tutte qualificate, nel 2024 si è privilegiato uno dei finalisti (non vincitori) del concorso 2007 (il riferimento è a Cino Zucchi, ndr), delegandolo all’elaborazione di una nuova proposta, senza aprire il dibattito”. Subito dopo, l’istanza aggiunge che “quello che più stupisce è che il nuovo bando preveda che il vincitore della gara 2024 dovrà sviluppare il progetto di fattibilità tecnica ed economica “in forte interazione con lo studio CZA al quale spetterà l’approvazione delle soluzioni tecniche che hanno un carattere architettonico contenute nel PFTE”. Il bando 2024 sembra così inteso a individuare un mero sviluppatore di un progetto già definito: il vincitore del bando 2024 sembra quindi assumere un ruolo subalterno, lasciando all’estensore del progetto a base di gara una funzione di controllo sullo sviluppo progettuale, con necessità di sua approvazione delle soluzioni architettoniche”.

Per i 109 firmatari del documento, un bando pensato in questo modo non rispetterebbe “i principi di concorrenza, imparzialità e non discriminazione che devono essere alla base di ogni sana competizione”. La conclusione dell’istanza è una richiesta di sospensione del bando in corso e di proposizione di un concorso di progettazione: “Si chiede, anche quale istanza di autotutela, alla stazione appaltante Opera Diocesana per la Preservazione e Diffusione della Fede e al Ministero della Cultura quale parte interessata nella procedura, un ripensamento, previa sospensione della gara in corso, con indizione in sua vece di un concorso di progettazione. Tale concorso potrà eventualmente avere come DIP (documento di indirizzo progettuale) l’attuale progetto a base di gara, ma dovrà lasciare ampia facoltà ai concorrenti di modificare e migliorare i suoi contenuti, con rimozione della clausola, che appare vessatoria, relativa alla condivisione del progetto con l’estensore del documento a base di gara (...). In subordine, si chiede la rettifica al bando rimuovendo la suddetta clausola”.