Movida fracassona sotto processo La sentenza di Brescia scuote Sala "Molto preoccupato, rimedi difficili"

Il sindaco commenta l’atto della Cassazione che ha dato ragione ai residenti: "Spada di Damocle su di noi". Il Comitato Lazzaretto: "Meglio tardi che mai. Noi abbiamo chiesto un risarcimento danni al Comune".

Movida fracassona sotto processo  La sentenza di Brescia scuote Sala  "Molto preoccupato, rimedi difficili"

Movida fracassona sotto processo La sentenza di Brescia scuote Sala "Molto preoccupato, rimedi difficili"

di Massimiliano Mingoia

I messaggi nella chat dei sindaci di centrosinistra ieri mattina erano allarmati. La causa vinta persino in Cassazione dai cittadini di Brescia che hanno chiesto un risarcimento danni al Comune lombardo a causa della movida fracassona sotto le loro finestre non è la prima e probabilmente non sarà l’ultima. Nella chat sopracitata c’è anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che, quando i cronisti, in mattinata, a margine di un appuntamento a Palazzo Marino, lo incalzano sul tema, si dichiara "molto preoccupato. Fare rispettare quelle misure è un compito che riguarda la sicurezza ed è un compito un po’ di tutti. Se però il costo ricade solo sul Comune, è un grandissimo problema".

Il primo cittadino aggiunge che "ben prima di questa sentenza, noi abbiamo messo in piedi una serie di misure (contro la movida fracassona, ndr) ma oggettivamente controllare un fenomeno del genere in tempo reale in tutta la città è un’opera improba. Bisognerebbe capire, alla fine, come giudicherebbe il nostro operato la giustizia. Nel caso di Brescia è stata la Cassazione a farlo. Per noi è una Spada di Damocle enorme".

Tra le ipotesi emerse c’è quella di anticipare gli orari di chiusura dei locali in alcuni quartieri: "Non è semplice – frena il sindaco –. Bisogna distinguere tra interno ed esterno dei locali. Aumentare la sorveglianza. Ma i risultati non sono una cosa immediata. I decibel devi misurarli. Ma quanti luoghi milanesi sarebbero da controllare in una serata milanese? È quasi impossibile. Stiamo ragionando su cosa si può fare per l’interno e l’esterno dei locali. D’altro canto, la scelta di far espandere i locali all’esterno non è stata solo di Milano, ma di tutte le città".

Elena Montafia, presidente del Comitato Lazzaretto, che raggruppa i residenti anti-movida fracassona in via Lecco e strade limitrofe, commenta così le parole di Sala: "Meglio tardi che mai. Dopo otto anni di richieste d’aiuto, reiterate segnalazioni e disponibilità a collaborare, finalmente il Comune si pone il problema". La causa portata avanti da un gruppo di abitanti del quartiere "è molto simile a quella intentata dai residenti di San Salvario a Torino, una procedura giudiziaria che ha visto gli abitanti del quartiere piemontese vincere sia in primo grado che in appello: una richiesta di risarcimento danni al Comune a favore dei residenti che per anni sono stati esposti a un rumore fuori controllo sotto le loro case e le loro finestre. Una causa ex articolo 2043 del Codice civile". Si tratta dell’articolo che ha per oggetto il "Risarcimento per fatto illecito" e riguarda "qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno".

Ma quali sono le richieste dei residenti al Comune per limitare il rumore? La linea dei residenti di via Lecco non è univoca. Montafia ha una sua ricetta: "Il Comune ha fatto invadere le strade dai dehors esterni ai locali. I dehors concessi nel periodo dell’emergenza Covid, all’inizio persino gratis, devono essere permessi solo dove le condizioni lo permettono per l’impatto sonoro sul riposo dei residenti".

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