Motta Visconti (Milano) – Una spedizione punitiva degna della peggiore criminalità organizzata: un giovane spogliato e picchiato a sangue in pubblico da un commando armato. È quanto accaduto a Motta Visconti nella serata di venerdì. I Comuni della zona a cavallo con la provincia pavese sono già finiti più volte al centro delle cronache per fatti malavitosi, come gli attentati bomba alla panetteria di Binasco nel 2012, o i raid contro chi non pagava la droga, che partivano da Motta e Rosate per “punire“ giovani clienti pavesi. Fatti per cui nel 2020 sono state arrestate e in seguito condannate sei persone. Agivano picchiando e spogliando le vittime. E proprio queste modalità riportano all’aggressione di venerdì sera. Nel mirino è finito L.G., colpevole di essere amico del giovane da “mettere in riga”.
Il raid punitivo scatta poco dopo le 22 di venerdì sera in piazza San Rocco. Qui arriva sgommando a bordo di 4 auto una quindicina di persone, fra cui due volti noti che sarebbero stati riconosciuti come capi ultras del Milan.
Scesi dall’auto, mentre i guardaspalle armati controllavano la piazza, i capi entrano nel bar per cercare il destinatario della missione punitiva che sarebbe titolare di un locale adiacente. Gridano nome e cognome, ossia quello di F.T. 27 anni. Sarebbe uno dei sei finito in carcere 4 anni fa, verosimilmente da poco tornato in libertà.
Lui avrebbe un debito “pesante“, forse per droga non pagata: per questo lo cercano. Non trovando il debitore, intimano di pagare a L.G. Lui però dice di non avere i soldi e di non sapere dove si trovi l’amico. A quel punto viene trascinato fuori dal bar e nonostante la presenza della moglie e della figlia piccola viene costretto a spogliarsi e pestato a sangue. Un’azione dimostrativa violenta che viene anche filmata da un componente della banda.
Finito il pestaggio, il commando prima di allontanarsi minaccia i presenti intimandogli di non avvisare le forze dell’ordine. E in effetti nessuno chiama i carabinieri fino a che gli aggressori non sono spariti. Anche G.L. a terra in una pozza di sangue non allerta i soccorsi, va a farsi medicare ma non in ospedale. E non denuncia l’aggressione. Quando arrivano i carabinieri sul posto trovano solo la chiazza di sangue.
Non pare un caso che la spedizione punitiva abbia usato le stesse modalità che adoperava F.T. prima di finire in carcere. L’intento era recuperare il denaro o ristabilire le gerarchie criminali sul territorio? Forse entrambe le cose. È un fatto che laddove non si denuncia si aprono strade che portano a faide e vendette e il timore di un’escalation è concreto. I carabinieri stanno visionando le immagini delle telecamere della zona e hanno inviato un’informativa alla Procura di Pavia, competente per territorio.