
Gli inquirenti vogliono chiudere presto il cerchio (Cavalleri)
San Colombano al Lambro (Milano), 9 dicembre 2017 - Sul suo profilo Facebook, i messaggi sono continui. «Non ti dimenticherò mai», ha scritto un amico di Giuseppe Spinelli, il 33enne di Altamura (provincia di Bari), trovato senza vita nella notte tra mercoledì e giovedì, attorno alle 4.30, con una profonda ferita al collo in un bed and breakfast in via Collada a San Colombano al Lambro. E tanti altri aggiungono «Riposa in pace». Proseguono senza sosta intanto le indagini dei carabinieri di San Donato Milanese, coordinate dalla Procura di Lodi, sulla vicenda che ha scosso il borgo. Restano troppe le contraddizioni nella versione resa agli investigatori da Marcella Ninni, la 42enne agente di commercio di Santeramo (sempre provincia di Bari), che la notte della tragedia era insieme a Spinelli. I due (lui separato, lei sposata) erano amanti da circa un anno. Entrambi dipendenti di una compagnia telefonica, avevano partecipato la sera prima della tragedia a un meeting nel Piacentino.
Come appoggio per la notte avevano scelto il B&B in collina: un posto tranquillo, fuori mano e all’interno di un’elegante villa dove vivono anche i proprietari. Restano sotto choc i titolari, marito e moglie, entrambi 50enni, che hanno scelto due anni fa di sfruttare una delle stanze della loro villa sulle colline banine, a poche centinaia di metri dal centro del borgo, per accogliere turisti. Dopo essere stati ascoltati dai carabinieri di San Donato Milanese, che per tutta la giornata di giovedì hanno effettuato i rilievi insieme alla Scientifica, si sono barricati nella loro proprietà per provare a recuperare un po’ di tranquillità dopo la tragedia.
«A svegliarli alle 4.30 del mattino è stata la donna che era con la vittima, i miei genitori non hanno sentito dal loro appartamento urla provenire dal cortile o violenti litigi tra i due ospiti», ha voluto precisare ieri il figlio dei titolari del B&B di via Collada. Il primo piano della villetta sulla collina banina è ancora sotto sequestro. Lo scenario apparso ad investigatori e soccorritori, in quella stanza, è stato terribile e la ricostruzione fatta è che all’origine, vi fosse una nottata di droga e litigi, tra i due. La donna, ascoltata dal pm Emma Vittorio giovedì sera, che al momento non è in stato di fermo, è stata ricoverata per due volte in ospedale a Lodi. Ai medici del servizio psichiatrico che l’hanno visitata poche ore dopo la tragedia, non ha fatto altro che ripetere che era stato lui, Giuseppe, a tentare di farla finita.
Che lei aveva cercato di fermarlo fino a quando lui non ha afferrato un grosso pezzo di vetro, e se lo è conficcato nella gola recidendo la giugulare. Poi, sempre secondo il racconto della donna, si è trascinato oltre la veranda esterna al piano superiore, percorrendo la scalinata esterna che conduce al pianterreno ed è stramazzato a terra sul prato della villa, agonizzante e con la gola aperta. Gli inquirenti, stanno valutando le dichiarazioni della donna: ad esempio, si cerca di capire perché fosse così profonda la ferita sul collo dell’uomo. Per cercare di capire l’esatta dinamica dei fatti il pm Emma Vittorio ha deciso di avvalersi della consulenza di una affermata anatomopatologa chi ha contribuito in passato a risolvere diversi efferati fatti di sangue avvenuti in zona. Si tratta della dottoressa Yao Chen, del dipartimento di Medicina legale di Pavia, che oggi effettuerà l’autopsia sul corpo della vittima.