MARIANNA VAZZANA
Cronaca

"Pronto, c’è un cadavere a Rogoredo". Trovato un uomo morto di overdose

Chiamata anonima alla polizia. Il corpo è di Saber I., tunisino di 41 anni con precedenti. Era stato scarcerato da tre giorni e con tutta probabilità era andato a caccia di una dose

Tossici e spacciatori immortalati nella zona a ridosso di via Orwell

Milano - "C’è un cadavere in via Orwell". La telefonata anonima al 112 è di ieri notte alle 2.30. E i poliziotti hanno poi trovato effettivamente un corpo senza vita nell’area verde tra Milano e San Donato, a pochi passi dai binari utilizzati dai treni dell’alta velocità.

La zona è quella di Rogoredo, dove il famigerato “boschetto della droga“ è stato ripulito ma le stradine che conducono ai terreni della ferrovia, e i terreni stessi, continuano a essere meta di pusher e clienti che hanno trovato alternative dopo lo smantellamento della piazza di spaccio di via Sant’Arialdo. Questa è una delle costole generatesi dalla chiusura del grande “supermarket della nera“ che esisteva nel boschetto. E si continua a morire. Il cadavere trovato ieri dagli agenti delle Volanti è quello di Saber I., tunisino di 41 anni con precedenti per droga, furto, rapina e ricettazione. Sul corpo non sono stati riscontrati segni di violenza e l’ipotesi è che l’uomo sia morto a causa di un’overdose. Secondo quanto risulta al Giorno, il quarantunenne era stato scarcerato da tre giorni: era uscito il 30 ottobre. Ed è presumibile che si sia diretto a Rogoredo a caccia di dosi. Forse in crisi d’astinenza. Ma il viaggio a Rogoredo gli è stato fatale.

E questo è l’ultimo morto di una lunga lista. Lo scorso 18 marzo, appena sceso dal treno, un uomo, che poi si è scoperto essere Tariq H.M., pakistano di 41 anni, si era accasciato all’improvviso, probabilmente dopo essersi iniettato una dose che poi si è rivelata letale. I soccorsi tempestivi e poi il ricovero d’urgenza al Policlinico San Donato non sono bastati a salvare la vita di quell’uomo, residente a Lodi e noto alle forze dell’ordine come abituale frequentatore delle piazze di spaccio che ruotano attorno allo scalo ferroviario nell’estrema periferia sud est della città. Un morto anche il 5 dicembre di un anno fa: O. L., 62 enne con problemi di tossicodipendenza, alle 15.20 era stato travolto a poca distanza dalla stazione Rogoredo. Si sarebbe suicidato lanciandosi volontariamente sui binari a poche decine di metri dalle banchine.

Ancora, il 12 luglio del 2021 un uomo di 35 anni era stato trovato cadavere sempre a Rogoredo e, secondo il personale medico del 118 intervenuto, sarebbe morto per overdose. Tra le storie, quella di Cosimo Massimo Sarica, 50 anni, con precedenti, trovato esanime con una siringa di fianco ad aprile del 2019. Gli altri tossicodipendenti hanno subito chiamato i soccorsi ma l’uomo è deceduto pochi minuti dopo il ricovero in pronto soccorso del Policlinico di San Donato. E a luglio di quello stesso anno, nel giro di una settimana, sono morti in via Sant’Arialdo Daniele Vazorni, educatore di 33 anni residente a San Giuliano Milanese, e il ventiquattrenne Lorenzo Silocchi, scappato un mese prima da una comunità di recupero.

E se da un lato continua l’azione di contrasto delle forze dell’ordine, per evitare che le aree vengano “colonizzate“ da pusher e tossici e smantellare gradualmente i punti di spaccio che ancora resistono, dall’altro si osserva che il problema della droga sia ancora reale. Che i “fantasmi“ a caccia di dosi non sono spariti. Non solo: il viavai si concentra anche lungo il Raccordo dell’autostrada del Sole nella zona tra Rogoredo e San Donato. C’è chi, incurante del pericolo, imbocca lo stradone viaggiando su un monopattino o in bicicletta, o addirittura di corsa, per raggiungere i luoghi di spaccio tentando di sfuggire ai controlli che si concentrano più in basso.