MARIANNA VAZZANA
Cronaca

È morto Marco Pedrini, una vita spesa aiutando le persone con disabilità: “Ha sempre accudito la figlia malata”

Addio all’ex presidente dell’associazione Anffas di Milano. Sollecitava le istituzioni per il “dopo di noi”. Malato da tempo, “lascia un’eredità preziosa alla città”

Marco Pedrini è morto due giorni fa a 85 anni

Marco Pedrini è morto due giorni fa a 85 anni

MILANO – “Con mia figlia ho scoperto la vita”. Ogni volta che parlava di lei, s’illuminava. Marco Pedrini è morto due giorni fa a 85 anni. Malato da tempo, “lascia un’eredità preziosa alla città” dice Piero Oldani, amico che gli è stato vicino fino alla fine. Sessant’anni fa Pedrini si è trovato davanti a una dura realtà: dover crescere una bambina nata con una grave disabilità intellettiva.

A fare i conti con “gli sguardi giudicanti” delle persone. Con pochi aiuti. Ma, insieme alla moglie Roberta, non si è mai arreso. Non solo ha accudito sua figlia, poi diventata donna (“eterna bambina”, diceva), nel migliore dei modi, ma si è dato da fare per tutti i disabili e le loro famiglie. Per quasi 20 anni è stato presidente di Anffas, Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo, e si è speso fino all’ultimo per la sua missione, puntando a “dare assistenza e opportunità ai disabili per tutta la vita, perché quando genitori e familiari invecchiano non siano abbandonati.

Le istituzioni – diceva poco meno di un anno fa al Giorno – non fanno abbastanza per il “dopo di noi”. Per i disabili che restano senza genitori e sono condannati alla solitudine e all’abbandono”.Per il suo impegno, lo scorso anno ha ricevuto il “Panettone d’oro“ per la virtù civica. La sua storia è raccontata nel libro “Sto coi fanalini di coda“ di Giacomo Ghidelli.

Pedrini era anche un punto di riferimento nel suo quartiere, in via Piero della Francesca: sua madre Piera aprì la Merceria Grassi il giorno di Sant’Ambrogio del 1945. Un’attività che ora è bottega storica e di cui Marco ha continuato a tenerne le redini, insieme alla famiglia. Ora il quartiere si stringe attorno alla moglie Roberta, alle figlie Antonella e Katia e a tutti i loro cari.