FEDERICO MAGNI
Cronaca

I due tentativi di salvare Natalia, poi la bufera in una ‘truna’ e il sospetto di edema cerebrale: come è morto l’alpinista Luca Sinigaglia

Il milanese di 49 anni, esperto di cyber security, ha perso la vita sul Pik Podeba mentre tentava di soccorrere l’alpinista russa Negovitsyna. Tre soccorritori italiani sono in volo per recuperare la donna e il corpo di Sinigaglia

Luca Sinigaglia e Natalia Nagovitsyna

Luca Sinigaglia e Natalia Nagovitsyna

MILANO – Luca Sinigaglia aveva colto immediatamente l’appello per salvare Natalia Nagovitsyna, l’alpinista russa di 47 anni rimasta bloccata sulla catena del Tien Shan, il Pik Pobeda (7.439 metri), “Picco della Vittoria” al confine tra Kirghizistan e Cina, rimbalzava fra gli scalatori. Sinigalia ha provato a soccorrerla insieme a un alpinista tedesco: tra il 12 e il 13 agosto l’avevano raggiunta e le avevano dato un sacco a pelo, un fornello, un po’ di cibo e una bombola di gas, elementi essenziali per la sua sopravvivenza. Poi sono stati sorpresi da venti di burrasca e visibilità zero e hanno dovuto trascorrere la notte in montagna: Sinigaglia ha riportato gravi congelamenti alle mani. Ma non si sono arresi, hanno provato un secondo tentativo di soccorso il 15 agosto ma sono rimasti intrappolati in una bufera di neve a 6.800 metri. Sinigaglia si è sentito male: via radio, il medico ha sospettato che soffrisse di edema cerebrale da alta quota, aggravato da ipotermia e congelamento. Alla fine non ce l’ha fatta. Il suo corpo è in una truna (una grotta di ghiaccio) scavata proprio mentre cercavano un riparo dalle temperature estreme.

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“Luca era speciale con noi ma anche con gli amici. È stato un gesto che gli ha fatto onore e che purtroppo non gli ha permesso di tornare da noi. Stiamo facendo il possibile per il recupero, abbiamo smosso tutti i canali ufficiali”, ha commentato la sorella.

Luca Senigallia alpinista
Un altro scatto di Luca Sinigaglia in montagna (Fasani)

Natalia Nagovitsyna è bloccata sulla montagna a 7.150 metri da ormai una settimana e le speranze di ritrovarla ancora in vita si stanno affievolendo ogni ora che passa. Vive in una tendina è senza radio e i viveri stanno scarseggiando. Un sorvolo con drone il 19 agosto ha confermato che è ancora viva, spingendo a intensificare le operazioni di soccorso. Sinigaglia aveva provato per ben due volte a raggiungerla e sul Pik Pobeda continua la corsa contro il tempo. Altri tre soccorritori italiani sono stati ingaggiati da un'agenzia russa e kirghisa per provare il recupero con l’elicottero dell’alpinista russa.

“Michele Cucchi e Manuel Munari, che sono miei stretti collaboratori nei soccorsi sull’Himalaya, assieme a Mario Sottile, in queste ore sono diretti a Biskek dopo essere partiti questa mattina da Milano Malpensa”, spiega Agostino Da Polenza fondatore del Comitato. “È stato reperito un elicottero privato per tentare di salvare l’alpinista, molto dipenderà dalle condizioni meteo e ovviamente dalle autorizzazione che dovrebbero arrivare nelle prossime ore. L’elicottero salirà in quota, stiamo parlando di oltre 7.000 metri, senza il peso superfluo. Nell’operazione cercheranno di recuperare anche l’alpinista italiano”. Il Pik Pobeda fa parte delle cinque montagne di settemila metri dell’ex Unione Sovietica. Esiste anche un riconoscimento alpinistico conosciuto come “Leopardo delle nevi” per chi riesce a scalarle tutte e cinque.