Morto Filippo Penati, il politico visionario dal riformismo vincente ai guai giudiziari

Ex militante del Pci ed esponente della sinistra riformista, era stato sindaco di Sesto San Giovanni e presidente della Provincia di Milano

Filippo Penati

Filippo Penati

Sesto San Giovanni (Milano), 9 ottobre 2019 - Alcuni lo hanno definito un politico visionario. Altri lo hanno attaccato duramente per le vicende giudiziarie che lo hanno coinvolto troncando la sua carriera politica quando era al culmine, e forse determinando anche il suo logoramento fisico. Martedì notte è morto Filippo Penati, ex comunista ed esponente di politico di spicco della sinistra riformista che da Sesto San Giovanni aveva scalato i vertici del partito divenendo una delle personalità di spicco dei Ds nell'epoca della segreteria Bersani.

Penati, nato a Monza il 30 dicembre 1952, è stato consumato lentamente da una malattia che lo aveva assalito inesorabimente già più di un anno fa, quando ormai si era definitivamente chiamato fuori dai giochi della politica attiva ed aveva scelto di dedicarsi allo sviluppo dello sport, abbracciando con passione la causa del Geas Basket, la squadra di pallacanestro femminile della sua città cui ha dedicato le sue ultime forze. Nato come come insegnante di scuola media, Filippo Penati aveva abbracciato la politica sin da giovane militando nel Pci, negli anni in cui il partito era la colonna portante della vita politica della sua città, Sesto San Giovanni. Aveva iniziato la politica attiva nel ruolo di assessore, quasi il suo dovesse essere semplicemente un ruolo di comparsa. Invece nel 1994 si è trovato a sorpresa sulla poltrona di sindaco, sconfiggendo il centrodestra che in quella tornata elettorale si era fatto più forte che mai, grazie all'ascesa del berlusconismo e al tramonto dell'ideologia comunista. Ancora oggi è ricordato come uno dei sindaci più attivi e lungimiranti. Un visionario che negli anni della deindustrializzazione aveva saputo guardare laddove altri non riuscivano a vedere, un cambio di vocazione del tessuto socio economico che ancora Sesto non ha completato.

Le sue doti erano la capacità di leadership unita a una spicata propensione al dialogo e all'ascolto. Doti che lo avevano portato lontano, fino a raggiungere la presidenza della Provincia di Milano, battendo il centrodestra, e un ruolo di primo piano nella politica regionale. La sua vita e la sua carriera si sono bruscamente interrotte nel 2011 quando è cominciata l'inchiesta conosciuta come “Sistema Sesto”, che lo aveva visto accusato di concussione e corruzione in merito alla riqualificazione delle aree ex Falck. Una parte delle accuse furono prescritte, per le altre venne assolto in primo grado il 10 dicembre 2015 “perché il fatto non sussiste”. Ciò non è bastato alla sua riabilitazione. Il suo stesso partito lo aveva riammesso solamente molti anni più tardi, nel 2017. La malattia lo ha consumato, ma la sua stessa convinzione è che a ucciderlo siano state le inchieste giudiziarie e i tormenti che lo hanno afflitto negli ultimi anni.

La Corte dei Conti lo aveva recentemente condannato a risarcire 19,8 milioni di euro, ribaltando le assoluzioni con cui si era chiuso il processo di primo grado per l’acquisto nel 2005 da parte della Provincia di Milano del 15% delle azioni della Milano-Serravalle dal gruppo Gavio. Proprio recentemente aveva annunciato di voler ricorrere contro quella sentenza, pur già afflitto dalla malattia galoppante. La sua ultima uscita era stata pochi giorni fa, alla presentazione ufficiale della squadra Geas. In sedia a rotelle e con una coppola sul capo a coprire la caduta dei capelli, non aveva voluto mancare all'appuntamento. Proprio dalla sedia a rotelle aveva lanciato un appello a tutti i sindaci affinché prestino più attenzione agli ostacoli presenti nelle città per i disabili. Aveva chiesto scusa per non aver fatto abbastanza da sindaco, ma aveva voluto far sentire la sua voce.

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