REDAZIONE MILANO

Quel ragazzo volato giù nella notte: la morte di Fabio resterà un mistero

Verso l’archiviazione l’indagine sulla fine del 37enne di Opera di MARIO CONSANI

Fabio Aloisi (Mdf)

Milano, 5 marzo 2016 - Quella morte resterà un mistero. Va verso l’archiviazione il fascicolo d’indagine sulla fine di Fabio Aloisi, il 37enne di Opera trovato cadavere nel vano ascensore vuoto in un palazzo in costruzione in via Amidani, zona Ripamonti, rifugio di clochard e piccoli spacciatori. Caduta accidentale oppure omicidio? Era mattina presto di metà ottobre, martedì 13, quando qualcuno dei frequentatori di quel luogo fermò una Volante della polizia che passava di là per segnalare la presenza di un corpo steso a terra. Da quel momento gli investigatori, coordinati dal pm Laura Pedio, hanno tentato di dare un senso e una spiegazione alla tragica fine del giovane, finora senza risultati definitivi.

Aloisi viveva ad Opera, nell’hinterland, insieme ai genitori e alla sorella. Aveva perso da un po’ il suo lavoro di tecnico, ma grazie alla famiglia benestante problemi economici non ne aveva. Era incensurato, aveva amici in paese e una fidanzata originaria del sud: che ci faceva Fabio in via Amidani? Forse ci era andato perché sapeva che lì avrebbe potuto travare cocaina, che consumava da un po’, oppure gli anabolizzanti che aveva imparato a usare per modellare il suo corpo da culturista. È solo un’ipotesi. Anche perché le sue ultime tracce risalgono alla tarda serata di due giorni prima, la notte tra sabato e domenica, quando con la sua ragazza era venuto a Milano per divertirsi. Ma poi la coppia aveva litigato e si era separata. È possibile che Aloisi, da solo, si sia diretto allora verso la zona Ripamonti, sulla strada per tornare verso Opera.

La sua vita è finita con una caduta dal vano ascensore al secondo piano di quel palazzone di via Amidani. Ma perché sia precipitato, nessuno lo sa. Dall’autopsia e dalla consulenza tecnica disposta sul cadavere non sono emersi segni di violenza che siano incompatibili con quelli della caduta. Ma che Fabio sia stato spinto giù da qualcuno all’improvviso, per esempio, questo è impossibile escluderlo. Però potrebbe anche essere semplicemente inciampato o non aver visto, nel buio della notte, il pericolo di quello spazio vuoto. Omicidio o caduta accidentale. Una terza via, quella del suicidio, in realtà non è mai stata seriamente presa in considerazione, visto che biglietti o messaggi in questo senso non sono mai stati trovati e anche per il contesto davvero particolare di quella caduta.

All’inizio la sua morte era sembrata decisamente “fuori posto”. Pareva impossibile che uno come lui potesse avventurarsi in un luogo così misero, in una notte che era cominciato in tutt’altro modo. Poteva essere stato costretto da qualcuno ad andare fin lì? O aveva volontariamente seguito qualcuno? Le testimonianze raccolte dagli inquirenti, che hanno portato alla luce il rapporto ormai consolidato tra Fabio e gli stupefacenti, hanno in qualche modo fornito le prime risposte. Ma lì si è dovuto fermare il tentativo di cercare la verità. Niente telecamere, nessun testimone, nessun aiuto dagli esami medico-legali, la sorte dell’indagine sulla caduta di Aloisi sembra ormai indirizzata sulla strada dell’archiviazione.