Travolti dalla frana in Val Ferret, lacrime alla Bovisasca: "Morto un pezzo del quartiere"

Sotto choc gli amici. "Persone umili e generose"

Il caseggiato in via Assietta in cui abitava la coppia (NewPress)

Il caseggiato in via Assietta in cui abitava la coppia (NewPress)

Milano, 8 agosto 2018 - «Scusate, la voce mi si incrina». Non riesce a trattenere le lacrime ma nello stesso tempo desidera ricordare i suoi amici, «Vincenzo e Barbara. Due persone piene di vita che si facevano in quattro per gli altri». A parlare è un’amica dei due coniugi milanesi, Vincenzo Mattioli e Barbara Gulizia, morti schiacciati da una frana mentre erano in vacanza a Courmayeur.

Vivevano nel quartiere Bovisasca, alla periferia nord della città. «Le nostre vite – racconta la donna – si sono intrecciate decenni fa. Sono nati e cresciuti in questo quartiere e nel borgo di “Affori vecchia”. I nostri figli sono cresciuti insieme. Loro ne avevano due, Simone ed Emanuela, a cui erano affezionatissimi. In questo spicchio di case hanno lasciato il cuore». Palazzi signorili in via Assietta e dintorni, a pochi passi dalla parrocchia di San Filippo Neri in via Gabbro dove i due facevano parte della squadra di volontari. «Siamo tutti sotto choc», dicono dei conoscenti. «Vincenzo e Barbara avevano una casa a Morgex (a 15 chilometri di distanza da cui è successa la tragedia, ndr) ed erano partiti felici. Di solito si trattenevano pochi giorni ma stavolta si sarebbero goduti una vacanza più lunga». Lui era un ingegnere in pensione, ex dirigente industriale. Lei era stata un’insegnante di religione.

«Lasciato  il posto da impiegata in un’azienda, si era laureata in Scienze religiose – ricorda un’amica –. Poi aveva insegnato a ragazzi di tutte le età, dai bambini delle elementari ai ragazzi delle scuole superiori. Era appassionata». Adesso era molto attiva al fianco di altri cittadini. «Per esempio, si stava battendo per proteggere dal traffico di camion la via San Mamete, periferia nord est, e per tutelare l’antica chiesetta affacciata sulla stessa strada», evidenziano ancora gli amici. «Lui non esitava a fare lavoretti umili per aiutare chi era in difficoltà e raccoglieva pure tappi di plastica da riciclare». Ora, concludono i vicini «questa disgrazia ci deve rendere ancora più uniti. Anche se il dolore è grande dobbiamo aiutarci l’un l’altro e promuovere la solidarietà. Con loro muore un pezzo di quartiere ma comportandoci con generosità terremo alto il loro ricordo».

 

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