Milano, 10 agosto 2024 – Lacrime. Silenzi. La morte di Ludovico Vanoli, papà di 41 anni e tra i fondatori del parco acquatico “Wakeparadise“, che ha perso la vita dopo essersi schiantato durante un lancio con la tuta alare, sconvolge gli amici. “Sono distrutto, non posso crederci. Ci eravamo visti un mese fa l’ultima volta, prima delle vacanze. Lo conoscevo bene: Ludovico era un’esplosione di vita. Una persona tanto calma quanto amante dell’avventura”, dice Federico Illuzzi, titolare del locale “La casa del gelato“ a Peschiera Borromeo, di fronte all’Idroscalo, con vista sul parco acquatico per gli sport con la tavola, come surf e wakeboard, disciplina che nasce dalla fusione tra lo sci nautico e lo snowboard, di cui Vanoli era appassionato. Non solo: amava anche il lancio col paracadute e durante l’inverno era un insegnante di snowboard a Madonna di Campiglio, in Trentino. Originario di Montichiari, in provincia di Brescia, si divideva tra il Trentino e Milano insieme alla sua famiglia, la moglie e due figli piccoli. Gli è stato fatale un lancio nei pressi del rifugio capanna Trieste a Taibon Agordino, in Val Corpassa, sulle Dolomiti Bellunesi. Secondo quanto ricostruito al momento, ieri mattina Vanoli si è lanciato dal Castello delle Nevere, alle spalle della Moiazza, e doveva atterrare a Capanna Trieste, ma non è mai arrivato a destinazione.
L’allarme è scattato verso le 11: immediato l’intervento dell’elicottero del Servizio sanitario e del Soccorso alpino. Purtroppo, intorno alle 13.30 la ricerca si è conclusa con il ritrovamento del corpo senza vita dell’uomo. L’ipotesi è che durante il volo abbia urtato una guglia rocciosa, precipitando. A tradirlo potrebbe essere stato anche un errore o un malfunzionamento della tuta alare o del paracadute. Il quarantunenne era un esperto del “base jumping con tuta alare“, uno sport estremo che si pratica lanciandosi da un’altura indossando una tuta speciale che somiglia a un’ala e che permette di planare e volare ad altissima velocità – fino a 200 chilometri all’ora – per lunghi tratti prima di aprire il paracadute per l’atterraggio.
Sui social pubblicava foto e video delle sue imprese. Il 29 luglio, dopo aver sciato a tutta velocità sull’acqua aveva scritto: “Ho sempre desiderato farlo. 70 chilometri orari sull’acqua a piedi nudi”.Lo scorso 5 maggio “volava“ dentro la sua tuta alare. “Di nuovo in cielo”, il commento. Scorrendo tra i post colpisce ora la frase “Che cosa bella la vita”, scritta vicino a un’immagine in cui osservava il mondo dall’alto. Immortalati anche i momenti insieme ai figli, durante il gioco e lo sport. “Era un papà eccezionale – continua l’amico Illuzzi –. Una persona benvoluta da tutti”. Adesso sulle pagine social gli amici scrivono messaggi di cordoglio. “Rip caro Ludo. Un grande abbraccio alla tua famiglia”, sono le parole di Lorenzo. Corrado, semplicemente, lo saluta: “Ciao Ludo”.