Moratti-Terzo polo: ticket, Pd frena Calenda. Letizia già in campo: parte dalla Resistenza

Dal palco della manifestazione pro Kiev, l’ex vicegovernatrice ricorda il padre partigiano e la sua capacità di parlare con tutti Alfieri (Dem): "Lei e Cottarelli in tandem? Sbagliato partire così"

 

Milano, 6 novembre 2022 - Dal palco ha voluto ricordare di essere figlia di un partigiano. E ha voluto evidenziare l’approccio col quale suo padre contribuì alla Resistenza: l’approccio del dialogo con tutte le anime della lotta di liberazione dal regime nazifascista. Due scelte attraverso le quali Letizia Moratti sembra aver voluto mandare un chiaro messaggio all’elettorato di centrosinistra in vista della sua candidatura alla presidenza della Regione nel 2023. Un messaggio che, piaccia o no, suona così: andiamo oltre il recente passato, oltre le etichette, e lavoriamo ad un fronte comune contro l’attuale centrodestra, quello che governa a Palazzo Lombardia e a Palazzo Chigi.

Detto altrimenti: è vero che non è la prima volta che Moratti racconta del papà partigiano, è vero che ieri ha parlato dal palco di una manifestazione a sostegno del popolo ucraino contro l’invasore russo, quindi la rievocazione della Resistenza era quasi scritta, ma è stato altrettanto chiaro che lo sguardo dell’ex vicepresidente lombarda era rivolto anche alle vicende interne. Senza contare che l’organizzatore della manifestazione pro-Kiev è stato Carlo Calenda, leader di Azione, e, insieme a Matteo Renzi, sponsor della candidatura della Moratti. Lo stesso Calenda ha chiuso la manifestazione sulle note di Bella Ciao: in questo caso un messaggio a Enrico Letta che ha scelto la piazza di Roma, ma è evidente che la strategia, a livello regionale e nazionale, è la stessa.

Le parole dell’ex vicepresidente, allora. "Quando penso alla resistenza ucraina mi ricollego ai racconti del mio papà Paolo, che ha combattuto con convinzione il regime fascista e l’occupazione nazista. Ha lottato per la libertà ed è stato un fiero partigiano liberale ma ha lavorato con tutte le formazioni partigiane, tutte le formazioni del Comitato di liberazione. La sua resistenza, come quella ucraina, quella italiana, è stata aperta, partecipata e concreta. È quello che dobbiamo pensare oggi, in questo mondo, in questo momento, in questa nostra Italia che ha bisogno di una ricostruzione che sia aperta, inclusiva, nel segno di tutte le forze che si ritrovano nella libertà, nell’eguaglianza, nella giustizia, nei diritti di tutti".

Ieri Calenda non ha detto nulla sulla strategia con la quale intende correre le Regionali. Ma sotto il palco, lui e Moratti, hanno parlato a lungo e la posizione dei centristi per ora è segnata: supportare la candidatura della Moratti anche a costo di rinunciare all’alleanza col Pd. Per evitare la rottura, Calenda ha confermato la proposta di un ticket: Moratti presidente con Carlo Cottarelli (profilo che piace al Pd) vice. Di più: Azione sarebbe disposta ad appoggiare come vice qualsiasi nome voglia il Pd. Al momento, però, il ticket non è sufficiente a coinvolgere quella parte dei Dem – tra i quali il segretario regionale Vinicio Peluffo – che non vuole saperne di sostenere la Moratti.

In questo momento lo scenario più probabile è che il Terzo Polo corra con la Moratti senza il Pd. Non a caso Alessandro Alfieri, senatore Dem, pur essendo tra i possibilisti sull’ipotesi Moratti – così come lo sono Gian Antonio Girelli, deputato, Fabio Pizzul, capogruppo al Pirellone, e Carmela Rozza, consigliere regionale –, ieri ha lanciato un monito ai terzopolisti: "Incontriamoci su una figura che può unire. Se si parla di ticket si sbaglia. Se si parte dai nomi non si va da nessuna parte". Cottarelli prende tempo: "La questione non è se mi troverei bene con lei, che è donna di grande esperienza. Ma vorrei capire cosa vuol dire lavorare in ticket con la Moratti. Fino ad adesso nessuno mi ha telefonato. Se qualcuno verrà da me a chiedermelo non avrò problemi. Non sono ancora candidato, ho dato la mia disponibilità e ho detto che serve una coalizione ampia e programmi condivisi". E oggi tocca all’assemblea regionale del Pd sciogliere i nodi.

 

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