ANDREA GIANNI
Cronaca

Quando il bullo è il collega. Cos’è il mobbing orizzontale e chi sono le vittime

Casi in aumento: la reazione delle aziende spesso è il silenzio. Ma in alcune imprese più evolute c’è una presa di coscienza del fenomeno, con la creazione di sportelli ad hoc

Bullismo sul luogo di lavoro (foto di repertorio)

Bullismo sul luogo di lavoro (foto di repertorio)

Milano, 2 novembre 2023 – Per spingerla ad andare via le facevano trovare sulla scrivania fogli con offerte di lavoro prese dal web e stampate. Un chiaro messaggio, da parte del capo e dei colleghi: "Rassegna le dimissioni e trova una nuova occupazione".

È solo una delle vessazioni subite da una trentenne in uno studio professionale del centro di Milano, trattata come un “fantasma“ da chi lavorava al suo fianco. La donna, infine, ha fatto causa, ha ottenuto un indennizzo ma ha dovuto trovare un nuovo impiego. È solo uno dei casi approdati davanti allo Sportello disagio lavorativo e mobbing della Cisl di Milano. Ogni settimana si conta in media un nuovo accesso, circa 45 persone che solo negli ultimi mesi si sono rivolte al sindacato per problemi che trasformano in un incubo la giornata lavorativa.

Quando il mobbing è orizzontale

“Sono aumentati i casi di mobbing orizzontale, tra colleghi – spiega la psicologa Federica Piacenza, responsabile dello sportello –. Un fenomeno trasversale ai settori, che si verifica in piccole aziende o multinazionali. Si creano gruppi contrapposti e rivalità spesso fomentate dai superiori, le persone più fragili finiscono per soccombere. Quando emergono questi casi la reazione delle aziende è spesso il silenzio, il tentativo di sminuire gli episodi considerandoli esagerazioni".

Sui 45 accessi presi in esame, 15 riguardano disabili o lavoratori che hanno in cura familiari con disabilità. Sono colpite le donne, spesso al rientro dopo la maternità, giovani e ultracinquantenni. Dai colloqui è emerso anche che due donne erano vittime di maltrattamenti in famiglia, e sono state indirizzate a centri antiviolenza.

Il ruolo della pandemia

"Notiamo un aumento dell’aggressività sul luogo di lavoro e di problemi nei rapporti – prosegue la psicologa –. Arrivano persone in burnout, che non riescono più ad andare avanti, ultimamente soprattutto nel settore della sanità e delle Rsa, forse per il venire a galla dello stress accumulato durante la pandemia". Il bullismo sul luogo di lavoro e il mobbing orizzontale tra colleghi (quello verticale avviene tra superiore gerarchico e dipendente) sono fenomeni ancora poco esplorati.

Uno spaccato emerge da uno studio condotto l’anno scorso dal Centro ricerche dell’Aidp (Associazione Italiana per la Direzione del Personale) in collaborazione con l’Università Cattolica di Milano. Su 600 direttori del personale e professionisti delle risorse umane intervistati, oltre il 30% ha riferito di aver avuto notizia di mobbing orizzontale o bullismo tra colleghi in azienda. Episodi che, per il 43% del campione, sono "ricorrenti e frequenti" e nel 65% dei casi avvengono in presenza di altre persone.

L’identikit delle vittime

"Il problema è diffuso – spiega il professor Umberto Frigelli, coordinatore del Centro ricerche – e non va sottovalutato. Le vittime sono, in particolare, donne e giovani. Notiamo che da parte delle aziende più evolute c’è una presa di coscienza, sono stati creati sportelli e sistemi per segnalazioni con la garanzia dell’anonimato".

Nella maggior parte dei casi il bullismo si manifesta tramite pettegolezzi (53%), esclusione e boicottaggio intenzionale (34%), svalutazione delle opinioni e critica continua (32%), svalutazione del lavoro svolto verso il management (31,5%), azioni aggressive (23%).

Le ricerca sul tema sta facendo passi avanti, attraverso una serie di interviste qualitative tra dirigenti e quadri condotte dal professor Silvio Ripamonti, docente di Psicologia del lavoro alla Cattolica. Interviste che confluiranno in un nuovo studio. "Si evidenzia una fatica incrementale nello stare nei luoghi di lavoro – sottolinea Ripamonti – dovuta anche a un sistema di valutazione delle performance che stressa gli obiettivi individuali da raggiungere. Questo accentua fenomeni di fatica relazionale e di tensioni fra colleghi. Le aziende stanno facendo sforzi non di facciata sul benessere e la qualità del lavoro, che si stanno rivelando però poco efficaci creando una contraddizione tra le dichiarazioni pubbliche e la realtà. La cosa più drammatica è che questo avviene non per colpa, ma per una incapacità di stare vicini alle persone".

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