Delitti d’autore, non solo Macchi: cinque cold case in attesa di un killer

Riaperto il giallo di Lidia, altri attendono da anni una soluzione di GABRIELE MORONI

L’edicola di piazza Esquilino a Milano dove viene ucciso Salvatore Corigliano

L’edicola di piazza Esquilino a Milano dove viene ucciso Salvatore Corigliano

Milano, 25 gennaio 2016 - Brave ragazze. Brave ragazze come Lidia Macchi. Un giorno incontrano il loro assassino. E’ il 26 luglio del 1971. Gli androni dell’Università Cattolica sono deserti. Il seminarista Mario Toso assiste alla messa mattutina nella cappella dell’ateneo. Terminata la funzione, sale all’Istituto di Scienze religiose. Passa accanto ai bagni femminili. Sente lo scroscio di un rubinetto lasciato aperto. Entra per chiuderlo. Il cadavere della ragazza è disteso sotto i lavabi. Si chiamava Simonetta Ferrero, aveva 26 anni. Di buona famiglia di Serravalle Sesia, in provincia di Vercelli, Simonetta detta Munny abitava a Milano in via Osoppo. È morta, stabilisce l’autopsia, fra le 11.30 e le 13.30 di sabato 24 luglio, massacrata con 33 coltellate. Vengono interrogate 312 persone, la vita di Simonetta è minuziosamente scandagliata. Le acque si richiudono.

San Lorenzo, frazione di Santa Margherita Ligure. Le 19.30 del 2 agosto 1987. Gabriella Bisi, 35 anni, architetto di Milano in vacanza a Rapallo, esce della casa dell’amica Cristina Patrini. «Ci vediamo al ristorante alle otto», promette. L’ultimo bus per Rapallo è già partito. Gabry si avvia a piedi. Gli amici l’aspettano inutilmente. Gabriella Bisi viene ritrovata undici giorni dopo in un boschetto di acacie tra Chiavari e Zoagli. Strangolata con i suoi slip.

Laura Bigoni ha 23 anni. Bella ragazza milanese, è figlia dei portinai di un palazzotto elegante in corso di Porta Romana. Nell’estate del ’93 è in vacanza a Clusone, in Bergamasca, in un appartamento dei genitori. Le 6.45 del primo giorno di agosto. Lo zio materno di Laura, Giovanni Facchi, e la sua convivente, Liliana Luraschi, si sgolano a chiamarla. Si risveglia Gina Feneri, una inquilina. Ha le chiavi dell’appartamento di Laura, si offre di salire. Trova aperto. I locali sono invasi dal fumo. Laura è stesa sul letto matrimoniale, porta solo il reggiseno e un corpetto nero mezzo bruciato. Per un attimo il fumo riesce a nascondere lo scempio, il sangue, le ferite lasciate da nove coltellate inferte dal collo all’inguine. Laura ha un fidanzato: Gianmaria Negri Bevilacqua detto Jimmy ha 25 anni. Milanese del Gratosoglio, è protagonista di un doppio gioco sentimentale tra Laura e la fidanzata storica Vanna Scaricabarozzi, di Cesano Maderno. Jimmy viene indagato per omicidio volontario, Vanna per favoreggiamento. L’iter processuale è lungo, tortuoso. Fino alla sentenza della Corte d’Assise di Bergamo che, il 31 marzo ’98, assolve entrambi per non avere commesso il fatto. La Cassazione conferma.

Assassini si aggirano per Milano. Assassini che rimangono fantasmi.

Il professor Roberto Klinger è un personaggio e un uomo di successo. Sessantotto anni, diabetologo e internista, direttore del servizio di check-up alla clinica San Pio X. Medico sociale dell’Inter di Angelo Moratti, dal 1966 è capo dello staff medico della Pallacanestro Cantù. Sono le 7.25 del 18 febbraio 1992. Klinger abita al 20 di via Muratori. Esce di casa al solito orario. Percorre a piedi un’ottantina di metri. Sale sulla Panda celeste parcheggiata fra via Muratori e via Friuli. Il killer a viso scoperto non gli lascia il tempo di chiudere la portiera. Tre colpi sparati alla testa e al torace. Roberto Klinger muore all’istante.

Chi poteva la morte di Salvatore il buono? Salvatore Corigliano ha 27 anni. Impegnato nel volontariato, bello, atletico, fidanzato con Isabella. Maturità scientifica. Libretto universitario sfavillante anche se Salvatore da tre anni ha ibernato gli studi di ingegneria meccanica per lavorare nell’edicola di famiglia in piazza Esquilino. Le 6.30 del 4 gennaio ’99. Tre colpi. Nessun tentativo di rapina. Non vengono toccate le 260mila lire del “pronto cassa”. Prima di cedere, Salvatore lotta per due giorni con tutta la forza della sua giovinezza. Una esecuzione spietata. Un omicidio senza colpevole.