Milano, debiti di gioco e minacce ai genitori: "Vendete la casa e datemi l’eredità"

Viale Brianza, ventenne arrestato per maltrattamenti dai carabinieri dopo l’ennesima aggressione verbale. Il padre cardiopatico ha un malore, portato al Monzino. Le richieste di soldi, la droga e le denunce in serie

Carabinieri in azione

Carabinieri in azione

Il demone del gioco che prosciuga le tasche. Le continue richieste di soldi, con minacce e aggressioni verbali. Fino all’ultima, folle, trovata: "Vendete la casa e datemi la metà del ricavato come anticipo dell’eredità". Un incubo che pareva non finire mai. Fino a venerdì sera, quando il ventenne incensurato, che da anni tormentava i genitori, è stato arrestato dai carabinieri: ora è a San Vittore, in attesa dell’interrogatorio del gip per la convalida del provvedimento. Sono circa le 22.30 quando un sessantanovenne e la moglie cinquantasettenne contattano la centrale operativa di via Moscova per chiedere aiuto: chiamano dalla camera da letto, dove si sono rifugiati per sfuggire all’ennesima violenta sfuriata del figlio.

L’uomo, cardiopatico, accusa un malore: i sanitari di Areu lo trasportano in via precauzionale al pronto soccorso dell’ospedale Monzino; verrà dimesso senza prognosi dopo qualche ora. Nel frattempo, i militari del Radiomobile riescono in qualche modo a riportare la calma nell’appartamento al terzo piano di uno stabile di viale Brianza e a ricostruire cos’è accaduto. La donna racconta che da anni il figlio, "affetto da ludopatia" e "molto probabilmente" consumatore di stupefacenti, li costringe a sborsare denaro per ripagare i "debiti di gioco", minacciando di farsi del male nel caso le sue richieste non vengano esaudite; aggiunge che qualche ora prima, in mattinata, c’è stato un altro intervento delle forze dell’ordine per lo stesso motivo e che tra il 22 marzo e il 12 aprile lei e il marito hanno presentato quattro denunce identiche per maltrattamenti in famiglia in un commissariato di polizia.

Poi tocca al ventenne, che afferma di non voler più vivere con i suoi genitori e ribadisce la richiesta di vendere la casa di famiglia per ottenere una sorta di eredità anticipata; dice pure che preferisce andare in comunità oppure in carcere "pur di fargliela pagare e non intrattenere più rapporti" con il padre e la madre. Ed è proprio in cella che finisce all’alba, a valle degli accertamenti investigativi: i carabinieri, d’intesa con il pm di turno Maura Ripamonti, lo arrestano per maltrattamenti in famiglia.

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